mercoledì 23 novembre 2011 5 commenti

Occhio non vede... Parlamentare non duole...

Compito di fisica. Primo banco, fila destra, lato parete. Non sono mai stato un genio in fisica, neanche in matematica oltretutto, e nemmeno un miracolo avrebbe potuto salvarmi. Un miracolo no, ma un collega astuto direi di sì. Ecco quindi che la macchina salva-alunno-incapace entra in azione. Mi passano il pizzino ed inizio a copiare. Felice d'aver portato a casa il risultato, non mi accorgo dell'occhio attento della professoressa.
"Pirruccio, passami quel biglietto..."
"Professoressa, la richiamo all'ordine e la invito a rispettare la mia privacy!"
"Bene. Io la richiamo alla cattedra, biglietto in mano e compito in classe..."
Ecco. Non è stata una risposta granché intelligente da dare. Quel biglietto, a onor del vero, riguardava il compito, era indirizzato a me e qualche occhio indesiderato se n'era accorto.
Lontano dai banchi, vicino alle poltrone del Parlamento, la situazione non è delle più rosee. Niente prof, ma fotografi dallo scatto felino. Ed ecco che Berlusconi viene immortalato mentre trascrive la storica, triste scaletta di eventi che lo porteranno alle dimissioni; Monti con la letterina d'amore di Enrico Letta fra le mani; parlamentari mentre dormono, altri mentre mangiano, alcuni mentre guardano le tette della Arcuri sul web e altri ancora mentre giocano con le Micro Machine fra i decreti. Tutti quanti vittime inesorabili di una Nikon o di una Canon. Inconcepibile.
E quindi che fare? Assemblee a luci spente? Ci sono i flash. Porte chiuse? L'aria si fa pesante. "No photo" come nei musei? Ok, rischio per l'antiquariato, ma molti di loro hanno il lifting. E quindi? Quindi, lasciami pensare, possiamo, possiamo, possiamo, possiamo... Eureka! Tiriamo in ballo la CARA VECCHIA STORIA della privacy! La privacy! Si può fare!
E pensare che io, a suo tempo, con il pizzino della discordia in mano, provai a farla franca con la storia della privacy, ma la portata della stronzata che tirai fu così grande da compromettere ulteriormente la mia situazione. Ora, in circostanze ben più serie, di fronte a cariche istituzionali e compiti ben più importanti, c'è chi ha il coraggio di giustificare il lampo di genio. Paradosso.
Lasciamoli fuori i giornalisti, i fotografi, coloro che rischiano di rendere trasparenti le nostre riunioni di famiglia. Sbattiamoli fuori, eravamo 4 amici al bar, possiamo essere 630 deputati in Parlamento? 
Vuoi forse dire che la colpa è nostra? Vuoi forse insinuare che risolveremmo la questione se io mi privassi di mandare pizzini, dormire o giocare a squash sul posto di lavoro? 
Sì, diavolo, sì. Potrei forse dare la colpa ai fotografi se immortalano la realtà dei fatti? E' come se io, durante quel famoso test di fisica, avessi dato la colpa alla professoressa per aver deciso di fare il compito in classe costringendo indirettamente il mio amico a mandarmi i risultati degli esercizi. Fantascienza.
Eppure mi diverto, mi diverto a parlare di queste fesserie. Sarà che anch'io, come loro, voglio concentrarmi sui piccoli sassolini, illudermi che il terreno sia facile da ripulire, nonostante ci siano macigni ben più grossi da togliere prima di renderlo coltivabile.
C'è una sola differenza: io posso permettermelo, male che vada morirò di fame. Voi no, bene che vada affonda il Paese.
martedì 22 novembre 2011 0 commenti

Nostalgie...

Ai miei tempi non esisteva ancora il fuoco. Ai miei tempi non esisteva ancora il tornio. Ai miei tempi non esistevano barche. Ai miei tempi pescavamo senza canna da pesca. Ai miei tempi le pesche sapevano di pesca. Ai miei tempi la TV era in bianco e nero. Ai miei tempi non c'era ancora la TV. Ai miei tempi ascoltavamo solo la radio. Ai miei tempi ascoltavamo solo il muggire delle vacche. Ai miei tempi non esistevano le vacche. Ai miei tempi il telefono non sapevamo nemmeno cosa fosse. Ai miei tempi non avevamo il telefono, ma da un balcone all'altro ci si sentiva lo stesso. Ai miei tempi non c'erano i termosifoni. Ai miei tempi per riscaldarci bruciavamo casa. Ai miei tempi non c'era ancora la benzina. Ai miei tempi non c'era nemmeno il gas. Ai miei tempi le uova non avevano il tuorlo. Ai miei tempi andavamo a letto dopo Carosello. Ai miei tempi non esistevano ancora le doghe in legno, i coprimaterassi, gli acari e le trapunte. Ai miei tempi non esisteva nemmeno la Eminflex. Ai miei tempi non esisteva il preservativo. Ai miei tempi si procreava. Ai miei tempi non c'erano le impastatrici. Ai miei tempi non c'era nemmeno il cemento. Ai miei tempi il Lupo Ezechiele quando soffiava riusciva a beccare tutti e tre i porcellini. Ai miei tempi non c'era la luce. Ai miei tempi non c'erano le lampadine. Ai miei tempi non c'era l'Enel. Ai miei tempi ci guardavamo negli occhi. Ai miei tempi gli occhi non c'erano ancora. Ai miei tempi non c'erano i martelli. Ai miei tempi chiodo schiacciava chiodo. Ai miei tempi non c'era acqua corrente. Ai miei tempi i panni si lavavano al fiume. Ai miei tempi non esistevano le lavatrici. Ai miei tempi non c'era il robot da cucina. Ai miei tempi non c'era la cucina. Ai miei tempi c'era la guerra, ma adesso non vi potete lamentare. Ai miei tempi c'era la lira. Ai miei tempi non c'era lo spread. Ai miei tempi Berlusconi era uno spermatozoo. Ai miei tempi non c'era ancora l'ovulo. Ai miei tempi non c'erano le centrali nucleari. Ai miei tempi non c'era il plutonio. Ai miei tempi c'era Chernobyl. Ai miei tempi rincorrevamo le farfalle. Ai miei tempi le farfalle rincorrevano noi. Ai miei tempi andavamo a scuola con le cartelle di cartone. Ai miei tempi il cartone si scioglieva sotto la pioggia. Ai miei tempi i maestri erano severi con gli alunni. Ai miei tempi gli alunni erano severi con i maestri. Ai miei tempi non c'erano le automobili. Ai miei tempi non c'era lo smog. Ai miei tempi l'ozono, me lo ricordo benissimo, era completamente integro. Ai miei tempi non c'erano i clorofluorocarburi. Ai miei tempi non c'erano i tetti. Ai miei tempi non c'erano le tette. Ai miei tempi non c'era la Nike. Ai miei tempi non c'era il McDonald's. Ai miei tempi non c'era la Red Bull. Ai miei tempi volavamo lo stesso. Ai miei tempi non c'erano le sigarette. Ai miei tempi non c'erano le droghe. Ai miei tempi non c'erano le discoteche. Ai miei tempi ci divertivamo con l'opera dei pupi. Ai miei tempi non c'era il governo. Ai miei tempi non c'era il Parlamento. Ai miei tempi non c'erano i politici. Ai miei tempi non c'era Barbara D'Urso. Ai miei tempi non c'era il Grande Fratello. Ai miei tempi non c'erano i cd, i dvd o i lettori mp3. Ai miei tempi la musica l'ascoltavamo dal vivo. Ai miei tempi non c'era la corruzione dei vostri giorni. Ai miei tempi non c'era la morte. Ai miei tempi le olive erano senza nocciolo. Ai miei tempi non c'erano macchine fotografiche. Ai miei tempi si immortalavano i ricordi. Ai miei tempi non c'era Facebook. Ai miei tempi non c'era il computer. Ai miei tempi non c'era Wikipedia. Ai miei tempi non c'era la rete. Ai miei tempi si chiamava goal. Ai miei tempi non si invecchiava. Ai miei tempi non si piangeva. Ai miei tempi si rideva. Ai miei tempi si filava dritto. Ai miei tempi lo zucchero non filava. Ai miei tempi era tutto diverso. Ai miei tempi non c'era l'orologio. Ai miei tempi non c'era nemmeno il tempo. Ai miei tempi avevamo il tempo di poter immaginare che le cose, un giorno, sarebbero cambiate. 
Nel mio tempo ci sono le nostalgie deluse di coloro che hanno realizzato quanto questo presente sia figlio dello stesso passato.
Nei vostri tempi... non aspettatevi niente di nuovo...

mercoledì 9 novembre 2011 2 commenti

Dal Vangelo secondo Sturamente (Strmt 1,1-50)

La notte precedente stette ad osservare la luna, pregando il Santo Padre che le cose non andassero come le Sacre Scritture avevano stabilito. Alcuni dei suoi discepoli, preoccupati per il suo fragile animo, andarono a cercarlo e lo trovarono chinato nell'orto del Getsemarcore mentre recitava le sacre litanie. Gli si avvicinò Angelino e afferratogli il braccio lo tirò su. Silviù, visibilmente provato, guardò dritto negli occhi il frutto dei suoi insegnamenti. Spostato lo sguardo sul resto dei discepoli che erano accorsi sul luogo insieme ad Angelino, pronunciò le seguenti parole:
"In verità vi dico, figli miei, che qualcuno, domani pomeriggio, prima che Finonzio parlerà tre volte, mi tradirà."
I discepoli, scossi da quanto detto dal loro maestro, giurarono ancora una volta fedeltà. Primo fra loro, Scilipoti avanzò tenendo per mano una gnocca che aveva portato in dono, ben conoscendo i vizi del proprio Maestro. Guardandolo gli disse:
"Maestro, accetta come segno della mia lealtà questa maiala, affinché tu possa trascorrere la notte fra i masturbamenti abbandonando i turbamenti che ti affliggono."
Silviù gli rispose: "Santo Scilipoti, hai dimostrato di essere degno del posto che ricopri. Osserva la volta celeste, perché anche tuo sarà il regno dei cieli."
Detto questo si ritirarono, lasciando la gnocca nel Getsemarcore insieme a Silviù.

La mattina seguente, cacciata di casa la gnocca per 30 denari, Silviù si diresse a Montecitorio, vestito di soli stracci, umile servitore del Santo Padre. Prima delle votazioni, una carrozza blu lo portò in un ristorantino lì vicino per poter consumare quello che, secondo i sondaggi del lunedì, sarebbe stato il suo ultimo pranzo da Maestro. Dopo aver preso posto lo raggiunsero i discepoli, sedendosi alla sua destra e alla sua sinistra. Scossi e preoccupati dal destino che gli era stato riservato, coloro che sedevano a sinistra sentivano un certo formicolio al sedere.

Mentre stavano mangiando, Silviù prese il pane, fece la preghiera di benedizione, poi spezzò il pane, lo diede ai discepoli e disse: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo."
Poi prese la coppa del vino, fece la preghiera di ringraziamento, la diede ai discepoli e disse: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, offerto per tutti gli uomini, per il perdono dei peccati. Con questo sangue, il Santo Padre conferma la sua alleanza. Vi assicuro che d'ora in poi non berrò più vino fino al giorno in cui berrò con voi il vino nuovo nel regno di mio Padre."
Cantarono i salmi della festa, poi andarono verso Montecitorio.

Si aprì la votazione. Così parlò Finonzio Pilato:
"Presenti 309, votanti 308, astenuti 1, maggioranza 155, favorevoli 308, contrari nessuno, la camera approva..."
E quanto stabilito dalle Sacre Scritture si compì. Silviù non aveva più la maggioranza.
Dal versante opposto si levarono le urla dei nemici:
"Crocifiggilo, crocifiggilo!"
Finonzio Pilato allora disse:
"Prendetelo e mettetelo voi in croce. Per me, non ha fatto nulla di male."
Ma quelli gridarono:
"A morte! A morte! Crocifiggilo!"

Silviù, ormai inerme di fronte alla schiacciante evidenza dei numeri, volse lo sguardo ai traditori i quali lo sbeffeggiarono soffiandogli tanti bacini in segno di saluto. 
Così alzò gli occhi al cielo e in questo modo parlò: 
"Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno." 

I soldati intanto si divisero le vesti di Silviù, tirandole a sorte...

(click per ingrandire)
(Ultimo Pranzo - Leonardo da Vinci)
mercoledì 2 novembre 2011 7 commenti

Trick or treat?

Dolcetto o scherzetto? Chiedilo alla vita. 
Un altro Halloween è andato via. Non ho ben capito cosa diavolo ci faccia una festa del genere nel nostro calendario, tantomeno cosa significhi o cosa si festeggi, ma ben venga il pretesto di farsi quattro sane risate, vedersi con gli amici e passare una serata "diversa".
Chissà cosa chiede il diabetico... Scherzetto... o... dolcetto no... non posso... poi sale la glicemia... facciamo scherzetto e basta...
E Halloween, Halloween che porta quest'anno? Che mi porta quest'anno?
Porta streghe, fantasmi, mostri, paure, zucche vuote e tanto buio. Tutto nel nome e nello spirito della festa del demonio. Il demonio chiamato crisi.
Sto cazzo di demonio, il satana del debito pubblico, dei licenziamenti e dello spread (che non ho ancora capito cosa sia, ma per ripeterlo continuamente deve proprio essere qualcosa di grave). Ed è strano che se si alzi non vada bene. Di solito le cose che si alzano vanno bene, soprattutto alle donne, ma questo più si alza e più crea casini. Lo spread...
Ma è Halloween, ci si veste a tema, fioccano Frankenstein e Jack squartatori, fattucchiere e maghi di Oz, travestiti da politici, banchieri e governatori.
E per la prima volta tolgono la maschera e indossano quella che realmente gli appartiene, schifosa, viscida, mostruosa, quella che incute timore soprattutto quando tenta di rassicurarti:
"I rifiuti a Napoli spariranno in 3 giorni".
"Ventotto milioni e 622 mila italiani pagano meno tasse".
"Stiamo lavorando alla riduzione delle tasse".
"Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani".
Ed è proprio in quel momento, continuamente, che realizzi che il peggio deve ancora venire.
E le visioni le ho anch'io, che credi. Spiriti spiritati, anime, angeli e demoni. Spettri, quelli figli di un futuro incerto, il mio futuro incerto, la paura di non combinare nulla, streghe e fattucchiere tanto magiche quanto puttane capaci di moltiplicare peni e pesci con il potere persuasivo delle proprie tette. Il delirio.
Vampiri in giacca e cravatta, travestiti da gente perbene e col sorriso dai canini ben affilati, succhiano denaro tramite truffe legalizzate che ci si ostina a definire banche, sia centrali che decentrate, europee o non, conti arancio o San Paolo, anche Cristo si indebita.
Draghi che guidano le BCE sputano sentenze di fuoco e lasciano col fiato sospeso coloro che non sono ancora stati bruciati dal loro alito incandescente. Ma la temperatura sale e il puzzo della carne arsa viva di figli e famiglie si diffonde nell'aria. Debiti. Usura.
Orchi spaventosi, denti gialli e bava alla bocca, stroncano sul nascere ogni speranza di successo, posti fissi, stipendi, tempi indeterminati, contratti. L'uomo nero lavora in nero.
Zombie, non morti morsi, decapitati, mutilati, sanguinanti, feriti dalla legge continuano a vivere, nonostante i reati. E come cazzo speri di ammazzarli? Cos'altro ci vuole per toglierseli dal mezzo? Niente, continuano a vagare, percependo stipendi e vitalizi.
Zucche vuote che non c'è bisogno di svuotare, un lanternino dentro non può starci. Quale lume della ragione vuoi che conoscano questi maledetti cospiratori nell'ombra?
Nel frattempo arriva pure il giorno della commemorazione dei defunti. Ma ai vivi chi ci pensa?

Trick or treat? TRICK OR TREAT!?!?!? EH!??!!?!? TRICK OR TREAT!?!?!??!?!?!

 
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