Suppongo che tutti conosciate le chiocciole. Non quelle che utilizzate negli indirizzi di posta elettronica, s'intende. Parlo delle chiocciole bavose che escono fuori con la pioggia, viscide e cornute per natura. A me piacciono un sacco bollite, con una spruzzata di salsa fatta in casa e un paio di cipollette. Ricordo che da bambino, poco prima che l'acqua nel pentolone iniziasse a bollire, mi divertivo a sceglierne un paio e a salvarle da una morte certa, lenta e dolorosa. Non credo si trattasse di una buona azione dato che poco dopo ne avrei mangiate un centinaio, ma mi stuzzicava l'idea di poter giocare con il loro destino. Per coloro che ci credono, nel destino, è triste dover leggere una frase simile. Per me che in fondo non ci credo non lo è. Forse tempo fa sceglievo gli "eletti" con il gusto della burla proprio dei fanciulli. Mi è capitato, ultimamente, di rifarlo. Non con la superficialità innocente e benedetta della tenera età, ma con la consapevolezza e le riflessioni del triste realismo. Guardale le altre, mi sono detto, guardale come il caso volle che finissero in pentola. E guarda queste due, invece, salvate dalle mie mani che hanno operato e scelto per la loro vita. Quelle chiocciole avrebbero forse potuto giurare che il destino fossi io. Dio, sono io.
Qualche giorno fa leggendo il quotidiano ho amaramente sorriso da solo guardando questa foto:
Pensavo che i miei infantili giochi col destino fossero casi isolati d'instabilità mentale. Non sapevo infatti, perdonate la mia ignoranza, che in America, durante la vigilia del Giorno del Ringraziamento, il Presidente sia solito salvare dal barbecue un grasso tacchino. L'eletto ce l'hanno pure loro.
Suppongo che la nostra, quella mia e di Obama, sia la più palese metafora della vita. C'è a chi va bene e a chi no. Il destino non è scritto, nessuno mai lo scriverà ed è modificabile. Caso, fortuna ed esperienza sono le uniche variabili utilizzabili per rendere malleabile il nostro futuro nel presente.
Caso e fortuna lavorano insieme e sono le sole a non essere direttamente o istantaneamente influenzate dalle nostre scelte. Sono, per intenderci, gli elementi che hanno permesso ai tacchini di Obama e alle mie chiocciole di non essere un secondo piatto. Non sono loro ad aver scelto che la mia mano li guidasse alla salvezza (anche perché altrimenti avrebbero scelto di salvarsi tutte quante e in natura, per mantenere gli equilibri, qualcuno deve pur morire). Ma non è nemmeno possibile parlare di destino perché io, ve lo assicuro ma lo sapete, non sono il destino e non ho agito per mano del destino. E' il caso (la mia scelta) fortunato (perché opera per il bene e non per il male, altrimenti diverrebbe sfortunato, ovviamente).
A tacchini e chiocciole manca la variabile che più di ogni altra cosa rende il nostro domani conoscibile e, come tale, direttamente modificabile. L'unica cosa che può permetterci d'evitare i nostri insuccessi volgendo la vita a nostro favore è l'esperienza. Se le chiocciole avessero imparato a anticipare le nostre mosse, dopo una lunga giornata di pioggia probabilmente deciderebbero di non uscire allo scoperto in maniera così prevedibile. L'esperienza è palese e visibile in tutte quelle forme di vita che nel corso degli anni, per selezione naturale o per evoluzione, si sono adattate alle condizioni che la sopravvivenza gli imponeva. Caso e fortuna, poi, ne hanno fatto fuori alcune e ne hanno salvate altre, ma è chiaro che parliamo di chances differenti di farcela o meno.
Quelle chiocciole le ho mangiate. Le altre due probabilmente sono morte di vecchiaia e hanno raccontato ai propri nipoti di stare lontani dai lumi a gas durante le notti di pioggia.
Ora: vuoi stare ad aspettare che caso e fortuna facciano la differenza o è ora di costruirsi un futuro con senno ed esperienza?