domenica 23 dicembre 2012 8 commenti

Stavo pensando...

...che nonostante tutto vivere alla giornata, specialmente quando va bene, non è poi così male. Volgere lo sguardo al futuro non è sempre conveniente e macchiare di dubbi il candido bucato del "qui ed ora" prepara ai fallimenti anziché scongiurarli. Stavo pensando che i ristoranti e le pizzerie non sono i metri di giudizio adatti a misurare l'entità della crisi economica. Non lo sono nemmeno le auto in circolazione o i centri commerciali affollati. E sono veramente stufo, stufo marcio di discutere con coloro che, semplicemente non trovando parcheggio al supermercato, si chiedono dove sia la crisi. Ve la spiegherò io, una volta per tutte, dov'è e come riconoscerla.
Essendo un argomento abbastanza delicato, non mi permetto assolutamente di coinvolgere nella mia trattazione i ceti che rasentano o vivono nella soglia della povertà. La crisi di cui posso essere testimone, e di questo ringrazio il destino, è quella più subdola, che direttamente non è importante, ma che indirettamente può essere la causa di reazioni a catena senza fine. 
Prima d'ora non avevo mai avuto modo di gestire in maniera autonoma le mie finanze. Credo di dover ancora una volta ringraziare il destino, ma papà e mamma hanno sempre (e continuano) a vegliare sul mio sostentamento economico. Adesso la mia personalissima fonte di reddito mi permette di essere un soggetto in prima persona coinvolto nel movimento di denaro. Me ne sono accorto dalle piccole cose e, automaticamente, me ne rattristo di come certe fortune non siano estese e non riguardino ogni singolo abitante del globo. Adesso, per farvi un esempio banale, compro il giornale 3 o 4 volte a settimana piuttosto che leggerlo su internet; perché mi tolgo lo sfizio del cartaceo, perché mi rilassa di più; se non ci fosse la crisi la gente non risparmierebbe sui giornali, ne comprerebbe di più, se ne stamperebbero di più, il settore non sarebbe subito saturo di lavoratori se la domanda di nuovo crescesse stimolando l'offerta. Questa logica suppongo sia applicabile a qualsiasi settore produttivo. Adesso ho anche comprato dei regalini di Natale. I miei primi, regali, guadagnati. Finalmente quando chi li riceverà mi dirà "grazie", io potrò rispondere "prego". Perché prima non potevo rispondere "prego" se il frutto di quel regalo non era dato dal mio lavoro ma dal lavoro di qualcun altro. Il lavoro. Lavorare. Il lavoro. Lavoro. Sto comprando anch'io ora, per i fatti miei. Il lavoro mi permette di richiedere qualcosa in più, spendo, io chiedo, il mercato mi offre. Se nessuno chiede, il mercato non offre, il mercato è il lavoro, il lavoro è la gente. Domanda ed offerta, domanda ed offerta, domanda ed offerta. Lavoro. Il ruolo del denaro resta, ma è pur sempre marginale. Vi sembrerà un paradosso, per me non lo è. Il denaro è sempre relativo. Il denaro acquista importanza a parità di lavoro svolto. 
Il denaro, invece, diventa un'arma viscida, malsana e portatrice di malattie endemiche quando non ha la nobiltà del lavoro alle spalle. Io so cosa mi è costato il denaro che ho in tasca. Chiunque conosce il valore reale delle monete che ha in tasca. Il valore reale dell'euro, dello yen, del dollaro o di qualsiasi altra valuta è il lavoro. E tratterò con rispetto il mio denaro, con lo stesso rispetto con cui tratto me stesso quando lo lavoro, quel denaro. E lo trasformerò in beni di consumo, apprezzando non la cosa che compro, ma la fatica che mi ha permesso di guadagnarmela. Spendendo con piacere e soddisfazione. Il denaro è il valore di scambio materiale con cui, tramite il valore reale chiamato lavoro, ricompenso l'anima per le mie fatiche. Anche il lavoro, se non svolto con passione, rischia di non mantenersi puro, ma questo è un altro discorso. Lavoro, spendo, l'economia (quella buona) gira. Mi sto accorgendo delle piccole cose con le quali tutti, nel nostro microcosmo, permettiamo all'economia di girare e alla domanda di far salire l'offerta. Se però il denaro non viene lavorato, se alla moneta non corrisponde la fatica, l'economia si sporca, macchiandosi di coloro che non rispettano il denaro, che se lo scopano e che lo prostituiscono. Questa gente andrebbe impalata e frustata fino alla morte, perché non c'è peggior male che quello del dio denaro che rende ciechi e soddisfa i piaceri non curandosi di lavoro e fatica. Infatti, non conoscendo il valore del sudore prima ancora del valore della moneta, sperperano senza senno. 
Ovviamente, poi, ogni lavoro può avere differenti livelli di retribuzione, ma sempre a parità di fatica. E' anche per questo motivo che chiunque dovrebbe guadagnare mensilmente più di Renzo Bossi, ma questa è demagogia... (?)
Sì, in questi giorni stavo pensando a tutte queste cose. Scusate se pasticcio così il mio post, ma oltre alla crisi stavo anche pensando alle belle persone che ho conosciuto qui a Modena. Molti di voi non capiranno nulla, ma i diretti interessati sì, ed è questo che mi preme più d'ogni altra cosa. Stavo pensando all'amico Claudio e alla collaborazione (di pensiero e di lavoro) che è nata.
Stavo pensando all'amico Enrico, fratello maggiore e compagno d'allenamento.
Stavo pensando all'amica Ana, di rara sensibilità e attenta al mondo che la circonda.
Stavo pensando all'amica Monia, energia pura.
Stavo pensando all'amico Alberto, uomo di grande cuore.
Stavo pensando all'amica Teta, schiettezza fatta persona, capace di rendere digeribili anche le sincerità più scomode.
Stavo pensando all'amico Tony, uragano dell'est, quante risate.
Stavo pensando all'amico Luigi, capo disponibile ed in gamba.
E poi stavo pensando agli altri: Valerio, Alessio, Dario, Daniele, Deborah, Paolo, e quanti ancora... Stavo pensando ai miei amici, quelli di sempre, quelli che ancora mi aspettano e che, nonostante io sia partito, mi vengono dietro con l'anima... Stavo pensando ai colleghi blogger, a Sileno, a Zia, ad Arte, ad Andrea di "Dice che...", ad Alberto di "qui ed ora...", a Lara di "Estate incantata", a TuristaDiMestiere, e a tutti gli altri che se non cito è solamente colpa della mia fallace memoria... Vi appenderò tutti al mio albero di Natale quest'anno, ma concedetemi di lasciare il puntale, il ramo più alto alla mia famiglia. Ultimamente, però, ho fatto spazio lassù anche a te, sai? Sì, proprio a te che adesso mi dormi accanto...
Buon Natale e felice anno nuovo a voi...
lunedì 17 dicembre 2012 3 commenti

17 dicembre 2012

Il freddo del Natale scalda le anime gelide d'inverno. Luci e addobbi. Nonostante i miei pastorelli quest'anno siano lontani me li immagino sempre al solito posto. Guanti, sciarpe e cappellini di lana. Cappotti, stivaletti e risate di genuino tepore. Musica dal vivo e note jazz, sorseggiando cioccolate calde e sogni. Dimmi quanto ti devo, perché non può essere tutto gratis. Quanto ti devo per questa improvvisa, sparsa ed imprevedibile felicità? Sarà salato il conto da pagare, perché quando scoccherà l'ora ancor più tristi diverranno i giorni in cui avrò nostalgia di questi dolci momenti. Mi manca il rapporto con la terra e la potatura. Differenziami. Sto diventando di plastica, prima ero organico. Ho come la triste impressione che i miei comportamenti non siano altro che banalissimi sbalzi ormonali, mentre la scienza chiama endorfina la mia felicità e cortisolo la mia frustrazione. Lasciami ancora sniffare il Natale. Sono proprio fortunato. Sono così fortunato che mi sento a disagio. Non mi accontento d'essere stato dolcemente carezzato dal destino. Che subdolo intreccio di favorevoli eventi. Non sto percorrendo strada alcuna, mi hanno preso per mano e mi accompagnano. Ma davvero me lo merito? La mia passione sopravvive e mi (ap)paga, ride della crisi e non si piega al turbine vuoto di chi si è (dis)adattato. Mi mancano le più insignificanti cose che hanno reso i miei affetti tanto grandi. Sono basso e felice. Se fossi stato alto avrei avuto una visione diversa del mondo. Se sei piccolo non scorgi i grandi problemi, ma ti alteri per nulla. Se sei grande, piccoli tarli corrodono la tua tranquillità, ma affronti a viso aperto le possenti avversità della vita. Tutti alla ricerca della felicità. Poi sono così ciechi da non frenare l'attimo in cui ce l'hanno di fronte. Io l'ho trovata tante volte: sorseggiando un caffè; cantando sotto la doccia; guardando la neve lasciarsi cullare dal vento scendendo pacifica sull'asfalto dove tutto corre veloce; sotto le coperte mentre fuori il mondo freddo imperversa; arrivando in tempo al gabinetto prima di farmela sotto; arrotolando l'ultimo quadratino di carta igienica riuscendo a pulirmi il didietro; trovando il petto di pollo in offerta a €4,99/kg. Vuoi forse cercarla altrove sta maledetta felicità? Viene e non te ne accorgi. La bestemmi e si allontana. Ma come credi di raggiungerla se non tribolando? Prima di conoscerla basta tastare l'esatto contrario per distinguerne le fattezze quando dell'attimo dirai "è bello", dopo averlo visto brutto. Lasciami sniffare altro Natale. Io arrivo in anticipo e devo aspettare il treno in ritardo. Arrivo in ritardo e il treno non m'aspetta. Ma stavolta ho dato una testata al destino e ancora non me ne capacito.
 
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