mercoledì 27 febbraio 2013 9 commenti

Libera tutti!

Salto o non salto? Salto o non salto? Salto. Prendo la rincorsa e... aspetta. E se non ce la faccio? Ci riprovo... un, due... rincorsa e... non salto. Siamo eternamente indecisi. Sempre. Non c'è mai nessuno che ci rassicuri a dovere. Il baratro a pochi passi, torniamo indietro, siamo pronti a volare via spinti da un'insolita fiducia che ci dà coraggio, ma poi, inspiegabilmente, tutto s'infiamma e si disperde nel fumo dell'indecisione. 
Votiamo tutti e non votiamo nessuno. Alla fine ognuno ha portato a casa il proprio risultato. Pareggiano le coalizioni, ma perde l'Italia. L'Italia. Non funziona mai niente, questa è l'Italia, l'Italia va a rotoli, ahi serva Italia di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello. Ci riempiamo la bocca con le citazioni dei Grandi della storia. Ci riempiamo la bocca con le canzoni di Gaber e di De André.  Abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli italiani. Il problema sta proprio lì. Hanno fatto l'Italia, storia di confini e di geografie, si sono dimenticati di fare noi che, per caso, ci troviamo fra la Valle d'Aosta e la Sicilia. Mi chiedo cosa siamo o chi siamo. Siamo quelli che sparano a zero sulla classe politica e votano "populismo, urla e bugie". Siamo capaci di riempirci d'orgoglio quando Maradona torna a Napoli, non per pagare 40 milioni al fisco, ma per un caffè. Ah che bell''o cafè, pure in carcere 'o sanno fà. Ma liberatelo Corona, liberatelo e arrestate i veri delinquenti, se ho tempo voto pure Berlusconi. Di nuovo. E le olgettine, Ruby, concussione, "lei viene?", Mubarak, Mediaset, Mondadori, culona inchiavabile, i sondaggi, Papi. Abbiamo già dimenticato tutto? Bersani? E il Monte Paschi? E Penati? E Errani? 
Vogliamo parlare dei mercati? Ma quanto ci costano le nostre indecisioni? Ma quanti sono quelli che ancora "non vogliono sapere nulla di finanza"? Ma quanti ce n'è che non credono nei mercati o che non credono allo spread? Ma vi aspettate di prendere la Bastiglia? Non possiamo che spianarci la strada. Ci stiamo spianando la strada verso la Grecia, e qualcuno sta pure scommettendo che accada, giocando con il nostro capo e aspettando che la ghigliottina ce lo squarci via. 
Ma noi siamo scalmanati. Siamo ingovernabili. Facciamo sempre quello che vogliamo, siamo poeti e spiriti liberi, noi. Ci mancano Gaber e De André, vogliamo Dario Fo al quirinale e citiamo Dante su Facebook. Poi votiamo Berlusconi, ma magari "bocca di Rosa" era dedicata a Ruby.
Votiamo tutti e non votiamo nessuno. Ancora una volta, tutto da rifare, sempre, peggio. Nel frattempo rimaniamo nostalgici, legati agli errori del passato, capaci di commetterli ancora una volta, ma sempre nascosti dietro classicismo e buone intenzioni. E' solo questione di tempo. Rovineremo tutto quanto, ma non possiamo non dire che non ce lo meritavamo. Tutti.
lunedì 11 febbraio 2013 2 commenti

La gabbia nel gatto

Non vorrei sembrare ridicolo snocciolando riflessioni che come punto di partenza hanno la banalità. Tuttavia ritengo di poter contare su conclusioni un po' più interessanti e per questo credo che valga la pena scriverle entrambi.
Ultimamente mi diverto ad osservare il mio gatto. Sono quasi passate due settimane dal suo ingresso in casa. L'ho preso sterilizzato, 4 anni, licenza media e abituato da sempre alla vita domestica. La sua vecchia padrona, dopo aver scoperto d'essere allergica, ha dovuto separarsene nonostante per anni l'abbia tenuto con sé in appartamento. 
Dorme 23 ore su 24. L'ora di scarto la passa mangiando e facendo la popò. Miagola di rado, non gioca né coi gomitoli né con i lacci delle scarpe. Per soli 5 minuti al giorno scopre di essere vivo, impazzisce un po' e corre in giro per casa. Poi di nuovo assente. Tutto questo gli basta, lui si basta.
Ha una lettiera a misura di sedere. Sa che tutte le mattine scavo alla ricerca delle sue biglie puzzolenti, le prendo con la palettina e le butto nel water. Inizialmente le nascondeva, come di solito fanno i gatti, scavando con cura e facendo attenzione ad impanarle per bene. Adesso non scava più, le lascia lì, all'aperto, così mi evito la caccia al tesoro. Crede di farmi un favore.
Non ha gli istinti dei gatti. Non ci ho provato, ma probabilmente se lo tirassi in aria cadrebbe di testa. Concede fusa con parsimonia. Non ha motivo di procacciarsi nessun pasto, ha le sue crocchette, la sua carne in scatola e il suo latte. Se mai dovesse incontrare un topo chiamerebbe la disinfestazione. Tutto questo per lui è abitudine.
Lui si è abituato ad essere un gatto domestico. Il suo patrimonio genetico avrebbe potuto prendere qualsiasi forma, ma l'abitudine che gli è stata impartita lo ha reso quello che è oggi. Ha due orecchie, lunghi baffi, artigli retrattili e una coda. E' identico ai suoi simili, ma non per abitudini. 
Ho letto alcune cose in giro per Wikipedia sull'addomesticamento. Ho trovato anche questo piccolo articolo sul Corriere che renderà granché felice il Piccolo Principe di Saint-Exupéry:
Lentamente, generazione dopo generazione, determinate specie si sono, giustamente, adattate alle condizioni che il loro habitat gli imponeva. In alcuni casi, come per gli animali domestici ad esempio, stili di vita e abitudini si sono conformati ai voleri di chi per loro ha scelto e selezionato specifici comportamenti. Per altri versi c'è anche da dire che l'addomesticamento ha favorito l'espansione di alcune specie rispetto ad altre. L'ala protettiva dell'uomo ne ha permesso il proliferare dei generi e mi sembra superfluo dire che il mio micio ha decisamente più chances di vita di un suo simile (o no) randagio. Credo che fin qui non ci sia alcun dubbio e Darwin lo sapeva bene.
Sempre guardando il mio gatto mi sono chiesto se tutto ciò non accadesse anche per la nostra razza. Siamo uomini addomesticati da comunità di uomini chiamate società. Non prendiamoci in giro, seguiamo tutti quanti una certa linea comportamentale. C'è chi insegue la moda, chi i vizi, chi le tendenze, chi il successo, chi i sogni. Non considero le variabili caratteriali perché sarebbe come imboccare strade differenti per raggiungere la medesima meta. Mi sono chiesto con quali istinti siamo nati e cosa sia cambiato da allora. Coltiverei un uomo biologico, lo strapperei in continuazione dalla sua terra, non gli darei modo di adattarsi, assorbendo tutto e niente. Qualcosa ci impedisce. Siamo una massa di impediti, corrotti nell'animo e nella ragione, avvolti nella nebbia dell'abitudine, ogni continente nella sua, ogni regione nella sua. Non esistono più originali, solo una massa informe di cloni alla stregua di macchine che, per un motivo o per l'altro, sanno senza un perché di tendere verso qualcosa o qualcuno. Ci siamo modificati ed adattati nel tempo, ma non abbiamo perché e la vita non conclude. Una serie di "perché" non porta da nessuna parte. Sono gli stessi perché che non hanno i bambini (perché lavori? Perché fai soldi? Perché stai bene? Perché mangi? Perché ti nutri? Perché vivi?). Ma chi è soddisfatto? In natura non ci sono perché, ne sono convinto, ed è questo che rende liberi. O meglio, non è necessario conoscere IL perché, succede e basta. E' l'uomo che ha iniziato con i perché, ma non li ha. Odio i perché, schiavi.
Ma c'è ancora qualcosa che ci rende liberi? E' ancora possibile fare scelte che non siano condizionate da qualcosa o da qualcuno o il processo d'addomesticamento degli uomini è ormai da tempo completo?
A volte il mio gatto guarda con occhi sognanti fuori dalla finestra. Si spalma sul vetro e osserva, sa di far parte di qualcos'altro, sente d'appartenere ad altri istinti e immobile cerca di ritrovarsi. La gabbia nel gatto. Poi si richiude nell'abitudine e va a fare la popò nella lettiera. 
Cagami sul letto, porca puttana!! Sei un animale! Cagami sul letto!!
Figuriamoci. Adesso vado a dormire, domattina mi sveglierò e sarà la solita routine... 

Perché poi, boh...
domenica 3 febbraio 2013 6 commenti

La compagnia dell'anello

Ci risiamo. C'era d'aspettarselo. L'anello è di nuovo orfano ed è alla ricerca disperata del suo padrone. Sono in tanti a contenderselo, come al solito, ma solo uno alla fine avrà il suo Tessoro. Una Compagnia fatta di uomini valorosi, soldati di spessore che si sono distinti per coraggio ed esperienza, abili tanto con la spada quanto con le parole, pronti a tutto pur di sedere da Re nel parlamento della nazione. Sette giorni su sette, notte e giorno, incessantemente, senza riposare né mangiare, sfidando par condicio e Cda Rai. In campagna. Non con le zappe e le vanghe. In campagna elettorale intendo.


Eccoli, i Magnifici Nove. Se Tolkien avesse saputo del mio fotomontaggio m'avrebbe preso a randellate. Ma eccola, la Compagnia dell'Anello. Tutti pronti ad infilarsi al dito la Nazione (o ad infilare un dito nella Nazione, dipende dai punti di vista). Fortuna che Gollum aveva già previsto tutto: vi riassumo in pochi minuti il rapporto cittadini-politica, poi, chi vuol capire capisca...



Vi aiuto un po'. 
"Zitto non bisogna svegliarli, non bisogna rovinare tutto ora!"
"Ma loro sanno, lo  sanno, sospettano di noi..."
No, non è Giuseppe Mussari, presidente del Monte Paschi, è sempre Gollum che parla. E che ne dite di:
"Lei ha sempre fame, ha sempre bisogno di nutrirsi. Deve mangiare..."
No, non sta parlando di Valeria Marini. 
Il gioco delle parti viene sempre retto da due protagonisti. C'è chi tira il sasso e nasconde la mano e c'è chi, il sasso, se lo becca in fronte. Grillo che sbraita, Berlusconi che promette, Alfano che si mette a 90°, Ingroia che si trova lì per caso, Casini che già il cognome dice tutto, Bersani con il prosciutto sugli occhi, Monti gioca a Monopoli ma fa la banca, Napolitano non pervenuto e Fini con le crisi d'identità. Tanto noi italiani siamo quelli che conosciamo sempre tutto, quelli del "se ci fossi io al loro posto saprei cosa fare". Quelli che "la classe politica è uno scempio. Aspetta, parcheggia lì, nel posto per gli handicappati".
Noi italiani, mentre scoppia lo scandalo dei derivati ed Mps rischia grosso, siamo anche questo:


Un applauso a Corona e un minuto di silenzio per la Nazione. La classe politica specchio del paese. Ma a me che me ne frega. Che cos'è la finanza? Che cos'è l'economia? Io non voto. Abbasso Juve, W Inter. E non farmi la morale, io sono uno spirito libero, io speriamo che me la cavo.

Nel frattempo ho preso un gatto ed indirettamente una bella soddisfazione me l'ha data:


Certe notizie non possono che meritare di starsene sotto una lettiera, sperando che l'amico a quattro zampe sbagli il tiro e le riempia di merda... E chissà come andrà a finire...


 
;