venerdì 19 luglio 2013 4 commenti

19 luglio

Questa stessa notte precede di una settimana la mia Itaca. Non la raggiungerò in barca, remando fra Scilla e Cariddi, ma in aereo, volando fra le nuvole. Non ho ancora smesso di contare i giorni o le ore che mi separano da casa nonostante io abbia capito a mie spese che contare imbarazza il tempo e lo indispone, rallentandolo. Basta lasciarlo fluire, placido, senza che nessuno lo disturbi mentre percorre la via.
Me ne resto qui, seduto nel giardino che ho ripulito con le mie mani e che tanto ha avuto da insegnarmi quando, con scure e falcetto, cacciai via dalla sua anima il caos che lo possedeva. Lui non sapeva ancora quanti sollazzi e quante pacifiche felicità avrebbe potuto donare alle genti che avrebbero banchettato sulla sua terra. Ma, come ogni soddisfazione, va cercata ed afferrata, prima che la noia la lasci fuggire via.
Ho capito che basta dare il giusto peso alle cose e non c'è bilancia migliore che quella tarata dalla nostra mente. Quanta zavorra occorre al tuo piatto per piegarsi sotto il fardello degli insulti? Quanto piombo occorre al tuo piatto per abbassarsi sotto il carico delle indecisioni? Quali sono le frivolezze di questa vita che rendono così disperata la tua condizione? Basta riderci su, finché non c'è morte che lo faccia al posto nostro niente è irreversibile. E' sottile ma inganna la differenza fra portar via e andar via.
Nel frattempo ho avuto modo di conoscere tanti alleati. Maestri più anziani di me che hanno bilanciato bene nel corso delle loro vite gli equilibri dei propri piatti. Checché se ne dica, mi hanno regalato perle da custodire nel cuore e nell'anima, alcune fatte di carta, impaginate e vendute, altre fatte di parole, dette e sentite. Mi lasciano crescere, danno valore alle mie esperienze e purtroppo sento di avere un'età fin troppo banale per poter ricambiare il loro favore. Sappiate bene che fra un sorriso e l'altro parlerò del vostro ricordo alla cara gente che merita le vostre preziose massime affinché, col cuore come ho fatto io, se le portino lungo la via.

«Ti avverto. Guarda ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda. Questa è una domanda posta solo da un uomo molto vecchio. Il mio benefattore me l'ha detta una volta quando ero giovane, e il mio sangue era troppo vigoroso perché la comprendessi. Ora la comprendo. Ti dirò che cosa è: "Questa strada ha un cuore?" Tutte le strade sono uguali; non portano da alcuna parte. Sono strade che passano attraverso la boscaglia o che vanno nella boscaglia. Nella mia vita posso dire di aver percorso strade lunghe, molto lunghe, ma io non sono da nessuna parte. La domanda del mio benefattore ha adesso un significato."Questa strada ha un cuore? Se lo ha la strada è buona. Se non lo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebolisce.»

E' tardi, ancora una volta, o è sempre stato fin troppo presto affinché io possa capirlo in tempo, prima che sia troppo tardi. O non è il tardi a rendersi tardi, ma è sempre troppo presto che poi quando è tardi lo capiamo dopo. Notte. Aspettami, sto per venire ad abbracciarti...


mercoledì 3 luglio 2013 0 commenti

"Segui il sentiero dorato!"

I tempi d'oro del Kansas erano passati da tempo e tu lo sai bene, cara Dorothy, mentre col tricolore in spalla ti dimeni fra le magie e le fantasie dei tuoi sogni. "Segui il sentiero dorato!" ti dissero i Magnamagna del villaggio, mentre tu, scarpette rosse ai piedi, ancora non realizzi o non capisci con che razza di birbanti il destino ti unì. Ma la fiducia fu più forte del tuo scetticismo e ti incamminasti verso la città di Smeraldo con la speranza di incontrare il mago (prega) diOz che ti trovi un lavoro.
Non avevi ben fatto i conti con il fato che tutto dispone e ripone, cara Dorothy. Il sentiero dorato verso l'impiego non solo si rivelò particolarmente lungo, ma molte furono le avventure, gradite e non, che si presentarono al tuo cospetto.
Incontrasti lo Spaventapassere, basso e rifatto, impagliato come un fantoccio, malato di figa e con la passione per il bunga-bunga. Chiedeva solo un cervello, in fondo, povero figlio, perché mai la sua calotta cranica ne vide uno. E quante cose avrebbe potuto farci con un cervello, quanti pensieri, quante intuizioni, quante idee avrebbe prodotto. Ma lo Spaventapassere non lo aveva, quel cervello, e ti chiese, Dorothy dal tricolore in spalla, di poter venire con te dal mago affinché esaudisse il suo desiderio. Accettasti di buon grado, pensando che uno spaventapassere senza cervello fosse innocuo...
Incontrasti l'uomo di Letta, senza un cuore, piatto d'animo e con la stessa vitalità di un cactus in pieno deserto, rigido e impalato come l'albero della cuccagna. Quante cose avrebbe potuto farci con un cuore, ti disse; avrebbe potuto guidare un governo fatto di larghe intese, avrebbe potuto risolvere il problema degli esodati, avrebbe potuto impedire e non rimandare l'aumento dell'IVA, avrebbe potuto non fare un decreto del fare. Ma l'uomo di Letta non lo aveva, quel cuore, e ti chiese, Dorothy dal tricolore in spalla, di poter venire dal mago insieme a te. Accettasti di buon grado...
Incontrasti Napolione, povero, grande e grosso re della savana senza l'elemento che più d'ogni altro contraddistingue gli animali della sua razza: il coraggio. Quante cose avrebbe potuto fare se solo l'avesse avuto. Avrebbe potuto bloccare leggi ad personam, avrebbe potuto impedire scandali e vergogne, avrebbe potuto prendere in mano le redini del tuo futuro, Dorothy. Ma Napolione non lo aveva, quel coraggio, e ti chiese, Dorothy dal tricolore in spalla, di poter venire dal mago insieme a te. Accettasti, ancora una volta...
E con la loro compagnia sei adesso costretta a dividere il tuo tempo e il tuo denaro, Dorothy dal tricolore in spalla, mentre qualcosa dentro di te suggerisce al tuo cuore di sbarazzarti di loro, uomo di Letta, Spaventapassere e Napolione, perché dovranno prima o poi tornare i tempi del Kansas, i tempi dell'oro e del benessere, senza che tu senta ancora una volta il bisogno di sognarli...
 
;