venerdì 25 settembre 2015 2 commenti

Buongiorno

Suona fredda e meccanica, puntuale come sempre, la sveglia mentre si fa strada fra sogni infranti e sudati d'una notte di mezza estate. Metto i piedi per terra. Sul pavimento freddo è già arrivato l'inverno. Un occhio chiuso e l'altro aperto, bevo un'altra giornata a piccoli sorsi, senza fretta, mentre sbaglio mira e di traverso piscio fuori dal vaso. Lavo le mani e la faccia, infilo l'indice in una narice ma non ne cavo un ragno dal buco. Provo col mignolo e qualcosa trovo. Lavo le mani e la faccia, di nuovo. Sgrasso via dalla mia pelle le ultime tracce unte e putride della notte mentre l'odore fresco del mattino mi lusinga.
Do gas e accendo, caffè. Sale, lentamente, emana un senso di placido torpore che avvolge le membra, non le eccita, ma le carezza. Bevo, nero e amaro, aggiungo il latte, bevo, mulatto e amaro, aggiungo ancora latte, bevo, bianco e amaro. C'è ancora tempo per fare tardi, accendo la TV. Una vita poco incline al rispetto verso se stessa spinge al massacro fra uomini, mentre certe donne partoriscono i semi della nuova follia del domani. Altri giacciono in fondo all'oceano e io cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente.
Uova marce e succo d'arancia, marmellata di pesche e vecchi ricordi mentre penso fino a sei cose impossibili prima di colazione. Mi guardo bene dal masticare ogni boccone e deglutisco con prepotenza le parole pensate e mai dette del giorno prima. Spengo la TV.
Torno in camera, tolgo il pigiama e mi guardo allo specchio. Riflesso, rifletto. Una grossa protuberanza bianca sul petto, pollice contro pollice, schizza via una materia informe e gialla, di cattivo gusto e perversa, epurata adesso, libero dal male, mentre conto i brufoli e gli amici che mi restano. Alcuni li tengo, sembrano immaturi, come me.
Mi vesto, d'elegante quotidianità. Banale come ieri, forse illuso oggi, con la speranza che andrà meglio domani, disperato per quel ciuffo indomabile sulla testa che mi precluderà la possibilità d'arrivare sul tetto del mondo.
Deodoro, mi alito in faccia e mi sputo in un occhio. Metto un calzino bucato, lo nasconderò dentro una scarpa così nessuno scoprirà il lato oscuro e fallace della mia coscienza. Lo saprò soltanto io, solo io, mentre più cammino e più si rincorrono le bugie.
Armi e bagagli, chiudo la porta alle mie spalle ed esco. E' un nuovo giorno, oggi andrà meglio, ne sono certo. Metto le mani in tasca... dove avrò messo le chiavi?
giovedì 3 settembre 2015 0 commenti

L'albero alogico

Per quanto improponibile possa sembrare la loro convivenza, Giusto e Sbagliato albergano tutt'ora fra le stanze di un'antica dimora, nascosta ai più da un'entità chiamata Beata Ignoranza, ma la via verso la Scelta è senz'altro d'obbligo per ogni essere vivente.
E' d'uso comune considerare Giusto il più affidabile dei due fratelli, ma non è sempre detto che scegliere Giusto sia la scelta giusta da fare. L'irrequieto Sbagliato, è risaputo, ha un insano quanto affascinante senso dell'irrazionale, vittima dei propri istinti e stimolato dall'impulso, gioca col fuoco e ne rimane ustionato, con piacere. L'Errore che ne segue, fratellastro, lo rende tuttavia capace di discernere fra Bene e Male, parenti serpenti, mentre nonna Esperienza si propone con garbo di toglierlo dai guai qualora si renda necessaria la sua presenza.
Alcune anime timorose, o forse semplicemente pigre, s'avvalgono della facoltà di non rispondere delle proprie azioni, mentre lasciano a Dubbio, figlio unigenito di Beata Ignoranza, il beneficio di non decidere, rimandando la Scelta per paura di essere dalla parte di Sbagliato o Giusto, i quali dopo essersi uniti in un gioco d'orgie e incesti a Scelta, generano rispettivamente Torto e Ragione.
Se credete che fino a questo punto le cose non si siano complicate abbastanza, dietro Giusto e Sbagliato, alle spalle di Torto e Ragione, oltre Beata Ignoranza e Dubbio, a capo dell'Esperienza, quest'opera dei pupi viene giostrata da due entità ben più potenti da cui tutto deriva: Corpo e Mente. L'uno, Corpo, totalmente assuefatto da se stesso in quanto carne, è vittima di ormoni ed alchimie, generato dall'animalesco impulso del prosieguo della specie. L'altra, Mente, è senz'altro ponderata nelle scelte, medita, rimugina, rielabora e considera, osservando le stelle prima di salpare verso mari ignoti. Ma se il pensiero richiede tempo l'attimo sfugge e l'amaro in bocca è tipico in queste occasioni.
Vi chiederete a questo punto cosa occorre per fare la Scelta giusta. Nulla. La Scelta esiste dopo la sua stessa nascita, non prima. Non c'è Giusto né Sbagliato, Torto o Ragione, né si genera Scelta se prima non viene concepita. Vivere a priori ci rende immuni alle convenzioni. E' allora ben più saggio abbandonarsi al corso delle cose, piuttosto che porre dei limiti alle proprie opportunità di Scelta, finché esse non si palesino come tali.
 
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