martedì 19 gennaio 2016 0 commenti

Buffet

Per ogni ospite che varcherà la soglia di casa ho preparato la giusta accoglienza affinché il suo spirito possa sentirsi a suo agio fra le mie mani.
Come nei sogni dove ogni mutevole aspetto della vita si modifica e si deforma a seconda dell'animo di chi li produce, non esistono realtà a cui poter affidare la ragione. Scaldo le portate e le presento con eleganza, affinché tu possa saziarti delle tue scelte. 
Ti servo stima e riverenza. Mentre lodi, ti imbrodi sulle tue stesse labbra e assapori il gusto della piena incoscienza, ignaro buffone. Prendi parte al banchetto senza invito alcuno, ti servo accoglienza e benevolenza, felice d'averti con noi. Orgoglioso del tuo buon nome, ti riempi gli occhi e guardi il succulento porco che ti porto, senza considerare il fango dal quale giungete alla mia tavola, noncuranti del puzzo della vostra natura che nessuna fragranza potrà mai addolcire.
Ne arriva un altro, silenzioso e guardingo. Ti servo discrezione e professionalità, mentre l'autorità che trattieni fra le tue mentite spoglie trasuda attraverso i pori della pelle e si disperde, lasciando il posto alle frenesie e alle perversioni più recondite. Mangi con le mani e ti lecchi le dita, maleducato.
Pasti luculliani per ogni commensale che si aggiunge. Posti a sedere d'ogni genere o maniera per ogni ospite che si presenta. Datemi il tempo d'apparecchiare, lasciatevi scoprire e accarezzare, mentre l'acqua bolle e la puzza di bruciato si diffonde nell'aria. L'arrosto in forno! Era per te, pollo ripieno, arrogante reietto imbottito di cotone, vuoto come il cranio che pesantemente il tuo collo sostiene. Ma tu sei già sazio, anni di vizi e capricci appagati ti rendono soddisfatto anche nella carestia. E come darti torto.
Con gli omaggi della casa, non mi dimentico del tuo fegato d'oca, codardo e vigliacco giullare di corte. Te lo servo su un piatto d'argento, sperando che apprezzi la mia umile dimostrazione di acquiescenza. Passivo ti riempio il calice d'essenza di trementina, affinché tu possa dipingerti con i colori che più si adattano al tuo deretano variopinto, volto dalle mille occasioni, pronto per ogni spergiuro.
Giungono altri commensali, senza preavviso. Altri chiamano per una prenotazione e io li accolgo, senza battere ciglio. Siamo quasi alla frutta.
Poi arrivi tu, a capotavola, vestita di sincerità e ornata di candide buone ragioni. Mi innervosisco e ti caccio fuori dalla sala. Non è una bettola adatta alle signorine, questa...
Ma poi, i piatti, chi li lava?
 
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