venerdì 20 aprile 2012 7 commenti

Se Pinocchio avesse avuto il Baygon...

Credo sia abbastanza scontato il fatto che conosciate Pinocchio. Le generazioni successive al 1881 non possono non ricordare la storia del burattino di legno e di Mastro Geppetto. Carlo Collodi, che la morte non se lo portò ancora via essendo figlio attualissimo nei ricordi delle nostre infanzie, ha reso granché arduo il compito di noi fanciulli di dire bugie essendo particolarmente forte, in tenera innocenza, la paura di sformare il nostro naso. 
Come dimenticare poi il petulante Grillo Parlante, ché se la nostra coscienza fosse realmente un insetto molti di noi (compreso io) avrebbero da tempo usato un insetticida. Nonostante le sue intenzioni, quelle del Grillo intendo, fossero più che condivisibili, a volte è anche un po' soddisfacente imboccare le strade sbagliate per poter imparare dai propri errori.
A distanza d'anni però, quel caro vecchio Grillo ha preso le sembianze umane di un comico genovese, riccioluto, robusto e sudaticcio. Il "Pinocchio" di turno siamo tutti quanti e il Grillo anziché essere Parlante è Beppe.
Ora, non so se il Grillo di Collodi si sia mai dato alla politica o avesse fatto le Amministrative, però il Grillo che è toccato a noi si sta dando il suo bel da fare. E, credetemi, vorrei che il mio Baygon funzionasse anche coi Grilli di cognome, oltre che di fatto.
Ultimamente, a seguito degli scandali e delle metastasi politiche che sono venute fuori, le percentuali di voto del nostro Grillo di turno sono salite di qualche buon punticino.
Nonostante il mio parere potrebbe non interessare a nessuno, sono disposto a correre il rischio chiarendo a me stesso le mie posizioni in un soliloquio di pura pazzia.
La prima definizione che Wikipedia riporta in merito alle occupazioni di Beppe Grillo è quella di "comico". In alcuni casi sono un tipo vecchio stile, forse tradizionalista e muffito, però vorrei tanto che colui che politicamente mi dovesse un giorno rappresentare non abbia mai calcato palchi differenti da quelli delle campagne elettorali. Questo implica che sia stato formato da un certo percorso, che sia nato e cresciuto fra le istituzioni e che porti sempre un certo rispetto verso i doveri che è tenuto immancabilmente a seguire. E' altrettanto ovvio poi che buone dosi d'onestà e senso della legalità non possono mai mancare, visti gli spettacoli che ultimamente siamo tenuti a seguire anche da parte di politici dal passato rispettabilissimo.
Non che si navighi nell'oro, però TU, elettorato che decidi d'andare a votare, non puoi sostenere Grillo. Non puoi, è impensabile sostenere Grillo. Grillo è un aizzatore di folle, è un demagogo, è un comico, è scurrile, razzola proprio male e candida un ventenne alle Amministrative (e lo dico da ventenne). E' innegabile che trovi terreno fertile per le sue scorribande essendo i partiti allo sfascio, però mi preoccupa non poco che qualche italiano, fragile in fiducia, possa dargli credibilità. La politica di Grillo viene portata avanti sulle politiche errate degli avversari, dice ciò che la gente vuole sentirsi dire ed ha l'abilità, avendo calcato i palchi della risata, di strappare applausi gratuiti su battute che da comico possono anche essere di prim'ordine, ma da uomo politico sono proprio di cattivo gusto.
Non che io ne capisca qualcosa o voglia pormi sul piedistallo del politologo, però è evidente che Grillo non possieda la stoffa dell'abile statista. Non prendiamoci in giro, dagli applausi da ridarola alle scelte di responsabilità passano mari e monti.
Apprezzerei decisamente di più le sue giuste cause da opinionista perbenista che da uomo da comizi. E le sue adunate di folla, le sue petoratio più che peroratio, sono tremendamente uguali, paurosamente uguali, riportando le solite, offensive arringhe contro tutto e tutti.
Grillo a volte dimentica i suoi milioncini di reddito e dimentica il suo condono, però ha il copione da teatrante ben scritto, volgare e palesemente strumentalizzato per ottenere consenso (in maniera alquanto triste).
L'arma di Grillo è proprio questa, quella demagogica, capace d'affascinare gli animi della gente con le parole prima che con i fatti. E le parole, finché le lasciamo al Grillo Parlante di Collodi che non deve esporsi più di tanto, possono anche avere il beneficio di non avere un contrario. Ma quando la vita ti pone di fronte alla coerenza delle azioni si rischia di fare un grosso buco nell'acqua e, permettetemi d'esprimere un'opinione, il Grillo di Cognome è politicamente un incapace. 
Spero solo che gli illuminati si muniscano presto di Baygon e, piuttosto che votare Grillo, se ne stiano a casa.

lunedì 9 aprile 2012 11 commenti

Chiamali Don Chisciotte e Sancio Panza

Ultimamente mi sono messo d'impegno per finire il Don Chisciotte della Mancia. Lo leggo prima d'andare a dormire e considerando gli orari in cui vado a letto risulta chiaro che osservo più l'oscurità che la luce del sole durante le mie 24 ore. Ammetto che mi strappa più di una risata ed è raro che io rida leggendo un libro. Di base, essendo una storia di fantasia, mi porta a sorridere proprio perché alcune situazioni sembrano essere così lontane dalla realtà che le assurdità che portano con sé sono i precursori dell'ironia. Alzo un muro fra realtà e finzione nel lasso di tempo che intercorre fra la luce del sole e il buio. Col sole ascolto i telegiornali, al buio leggo il Don Chisciotte. Questa quotidiana alternanza fra il vero ed il falso ha dato vita ad una paradossale corrispondenza fra i due momenti rendendoli più convergenti che divergenti. Tg, Don Chisciotte, tg, Don Chisciotte, tg, Don Chisciotte, Don Tisciotte, Don Tigisciotte.
Poi un bel giorno Belsito trascina Bossi e la Lega in un vortice di scandali e malaffare. Il mio muro definitivamente cade ed ogni volta che leggo il Don Chisciotte col Sancio Panza penso al Senatur e a Berlusconi. La Padania e la cavalleria errante, le toghe rosse ed i mulini a vento, l'acqua del Po e il balsamo di Fierabraccio, il governatorato di Sancio e l'Italia di Silvio.
Nonostante io sia evidentemente di parte dato che mi affascinano non poco i parallelismi che sforano la fantasia e stuzzicano la realtà, è innegabile che in alcuni casi i mentecatti del libro e quelli in carne ed ossa si somiglino.
Guardalo a Bossi, a cavallo di una Trota, con la passione per le cose che non esistono, dal membro duro e forte, contro i felloni in nome del secondo lui bene comune, battezzato al fiume Po, con la sua schiera di cavalieri, in cerca d'avventure e col dito medio per aria.
Guardalo a Don Chisciotte, a cavallo di Ronzinante, con la passione per la cavalleria errante, dal braccio vigoroso e saldo, contro i felloni in nome del secondo lui bene comune, cresimato cavaliere, in cerca d'avventure a con la spada per aria.
Guardalo a Berlusconi, con la passione per i denari, amante delle donne a pecora, con la passione per il governo, con la lingua propensa a dir stronzate, incosciente statista e fedele ai suoi asini.
Guardalo a Sancio Panza, con la passione per i denari, amante del suo gregge da buon pastore, con la passione per i governi, con la lingua propensa a dir stronzate, incosciente scudiero del suo padrone e fedele al suo buon ciuco.
E poi gli incantatori, gli incantatori che in fondo fanno sempre comodo a Don Chisciotte per giustificare la nuda e cruda realtà con l'espediente della finzione spacciata per verità. Sancio, che conosce quanto matto sia il suo padrone ma gli regge il gioco con la speranza del governatorato. Il governatorato di Sancio, iniziato sotto una buona stella e finito con le di lui dimissioni (sia del Sancio finto che del Berlusconi vero). Una fittizia Dulcinea del Toboso d'impareggiabile bellezza, una mai esistita nipote di Mubarak, un Europa che se la sghignazza alle nostre spalle ed un duca ed una duchessa che riempiono di burle il cavaliere dal prode braccio col suo fedele scudiero. E vagano, Don Chisciotte e Sancio Panza, con la cavalleria errante in testa e tutte le buone volontà che servono per raddrizzare i torti. Una sola ed unica differenza mi permette ancora di leggere Cervantes senza confonderlo con Ezio Mauro: i personaggi del libro sono due mentecatti in un mondo di consapevoli, i personaggi dei quotidiani sono due consapevoli in un mondo di mentecatti.




 
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