venerdì 28 novembre 2014 1 commenti

L'amore ai tempi di Catfish - di Simone Varrasi

Dato che Sturamente si propone d'essere un contenitore di idee il cui unico scopo è il libero scambio di pensieri ed esperienze, vi propongo un articolo scritto da un mio caro amico, collega di dissertazioni sui molteplici aspetti della psicologia umana. Apprezzo sempre il suo punto di vista e spero che tornerà presto a scrivere fra le pieghe e le pagine virtuali del blog. Felice lettura.

L'AMORE AI TEMPI DI CATFISH

Passatempi discutibili.

Ebbene sì, lo ammetto: sarà che mi rilassa, sarà che d’estate non ho molto da fare, sarà che forse sono destinato a ingrassare mangiando pop corn su un divano, ma… mi piace guardare MTV.
Durante il mio zapping quotidiano, in particolare, ho seguito più volte il programma Catfish: false identità, una trasmissione alla quale ragazzi e ragazze chiedono aiuto per incontrare il partner conosciuto online: sono storie in cui non c’è mai stato un incontro, mai una videochiamata, spesso neanche una telefonata, ma mesi e mesi di sola chat e al massimo un’amicizia su Facebook. Com'è facile immaginare, le puntate si concludono quasi sempre col protagonista che scopre di essere stato raggirato e con la persona amata che non era chi diceva di essere.
Puntata dopo puntata la mia curiosità cresceva, finché non ho potuto fare a meno di chiedermi: com'è possibile, per certe persone, innamorarsi online di qualcuno che non si è mai visto? È una cosa che può succedere a tutti, o ci sono soggetti predisposti? Ci sono dei meccanismi particolari che si attivano, oppure queste storie sono paragonabili agli innamoramenti “di presenza”?
Incredibile a dirsi, ma questi dubbi mi hanno spinto giù dal divano: sentivo la necessità di trovare delle risposte. Ed ecco a voi cosa ho scoperto…

In principio era la disinibizione…

Ma che cosa ci succede quando siamo online?
Un suggerimento arriva dall'ormai lontano 2004, in un articolo scientifico pubblicato dal professor John Suler sulla rivista CyberPsychology & Behavior: nel momento in cui siamo online, i filtri che di norma caratterizzano la nostra comunicazione sociale si assottigliano, spingendoci a essere più diretti e spontanei; in altre parole, collegandoci a un ambiente virtuale ci disinibiamo.
Questo effetto di disinibizione segue regole precise ed è influenzato da diversi fattori, ma soprattutto non agisce per tutti allo stesso modo. La disinibizione, infatti, può prendere una direzione negativa caratterizzata da comportamenti violenti, antisociali e offensivi (pensate alla pagine Spotted…), oppure una direzione positiva caratterizzata da fiducia, apertura emotiva e desiderio di confidarsi.
Credo che questa sia una premessa fondamentale per la comprensione delle storie di Catfish: la persona che si disinibisce e che imbocca la cosiddetta direzione positiva inizia a parlare di sé e dei propri problemi, confessa all'altro pensieri che forse non aveva mai detto a nessuno, si sente al sicuro da giudizi e cattive figure. 
Nulla vieta, però, che nel frattempo l’interlocutore abbia imboccato la direzione opposta, ossia la disinibizione negativa…

“È tutto nella mia testa”.

Il soggetto, oltre a disinibirsi, sente il bisogno di rappresentarsi l’Altro virtuale e di dargli un’identità; è come se si chiedesse: con chi sto parlando? Che carattere ha questa persona?
Come spiega John Suler, il particolare contesto della chat online provoca la sensazione che la propria mente sia fusa con quella del partner, arrivando a percepire quest’ultimo come una sorta di voce interiore. Tuttavia, non avendola mai sentita davvero, è inevitabile che questa voce sia ricreata arbitrariamente, attingendo dalla fantasia o dai ricordi.
Ma proviamo a immedesimarci: dopo essere entrati in contatto con qualcuno, cercheremmo di ricostruire la sua personalità, inizieremmo a riflettere sulle motivazioni che l’hanno spinto a dare una certa risposta piuttosto che un’altra, formuleremmo ipotesi, immagineremmo una storia e un carattere al fine di ottenere la rappresentazione più coerente possibile. Ma continueremmo a lavorare di fantasia e, soprattutto, di proiezioni: la scelta dei suoi tratti e delle sue caratteristiche avverrebbe sulla base di ciò che desidereremmo vedere, e non sulla base di ciò che realmente c’è. Complice la disinibizione positiva, alla fine avremmo ricostruito il partner che più soddisferebbe le nostre aspettative, quello che più verrebbe incontro ai nostri bisogni.
Peccato, però, che il processo si riveli del tutto arbitrario, portando alla creazione di un vero e proprio personaggio inventato.

Differenze individuali.

A questo punto è facile capire che un partner modellato a immagine di attese e desideri eserciti un’attrazione su chi l’ha prodotto.
Tuttavia, come starete già pensando, è lecito ipotizzare particolari caratteristiche di personalità in chi si abbandona completamente all'effetto di disinibizione e in particolare all'introiezione solipsistica: non tutti, infatti, accetterebbero di parlare con uno sconosciuto che rifiuta di farsi vedere in webcam, così come non tutti fantasticherebbero sull'identità di qualcuno fino al punto di innamorarsene.
Ricapitolando: alla base delle storie di Catfish c’è un fenomeno comune a tutti coloro che usano Internet, ossia l’effetto di disinibizione; questo processo, come abbiamo visto, prevede anche la tendenza a ricostruire mentalmente il soggetto virtuale con cui abbiamo a che fare: tale meccanismo, tuttavia, sembra avere un impatto variabile da soggetto a soggetto, probabilmente a causa di specifiche storie di vita o a causa di particolari variabili di personalità.
Rimane un ultimo punto da affrontare. Possiamo stabilire un paragone tra le storie di Catfish e gli innamoramenti “di presenza”?

L’amore online e offline. 

Giovanni Gentile, in Frammento di una gnoseologia dell’amore, presenta l’amore come un processo che ricostruisce attivamente la realtà trasformando le caratteristiche del partner in una rappresentazione idealizzata che risponde ai nostri desideri, indipendentemente da quanto questa aderisca al vero.
Nel cyberspazio il partner è ricostruito su misura per effetto di disinibizione e per mancanza di informazioni; nelle interazioni reali, l’innamoramento fa sì che esso sia visto sotto una luce ideale, spesso poco aderente ai fatti.
Non sono meccanismi con analogie interessanti?
Forse avere a che fare con persone reali può darci più garanzie, ma l’amore, indipendentemente da come e da dove nasca, ci espone al rischio e all'incertezza: non possiamo conoscere del tutto chi abbiamo di fronte, neanche un amico di vecchia data, e al tempo stesso non possiamo escludere a priori la possibilità di incontrare una persona speciale nei luoghi più improbabili, sia essa la sala d’attesa di un dentista o una sessione di Chatroulette.
In ogni caso, un utile accorgimento potrebbe essere il diffidare della gente che non ci mette la faccia, sia negli impegni che nella webcam. E magari il prendere tempo, aspettando che siano i fatti a parlare e non la nostra fantasia.
Mi ritengo abbastanza soddisfatto, almeno per il momento. Posso tornare al mio amato divano…

Simone Varrasi

lunedì 10 novembre 2014 0 commenti

Il leone e la pecora

Agli albori dei tempi, un dio che esiste solo per chi crede decise di creare terre, piante predatori e prede. A causa di un forte starnuto si materializzarono i mari, figli del suo sputo. Ma il suo sterminato ingegno, sempre affamato, lo costrinse a proseguir l'opera del Creato. 
Un'unghia dal suo grosso alluce si spezzò, "luna!" disse, e nella notte buia la incastrò.
Giocando col fango, può sembrarvi un po' strano, impastò l'uomo del mondo guardiano.
Vedendolo solo a giocar col deretano, una donna affiancò a quell'impuro villano.
Felice di non giocar più col suo culo, trovò nella sua nuova compagna un posto più sicuro. Ma dio mio, se avesse saputo, fra lagne e lamenti dell'ano non ebbe rifiuto. Ma non divaghiamo, non è questa la storia, di due animali in particolare vorrei abbiate memoria.
Sempre quel dio, di fine intelletto, diede ad un essere qualsiasi quattro zampe possenti ed un regale aspetto. Dopo aver fatto una folta criniera, "leone!" urlò, plasmandolo di gran carriera.
A fine giornata, stanco del suo lavoro, si fece forza e creò un altro animale prima di trovar ristoro. Di bianco vestita e di umili sembianze, "pecora!" urlò, ma ne prese le distanze.
Per compensare la sua ingiustizia, al leone le grazie e alla pecora disgrazie, concesse al re della savana un solo giorno di gloria, prima che la morte sopraggiunga obbligatoria. Al batuffolo di lana, che non scelse il suo destino da puttana, regalò cento giorni di miseria per rimediar alla cattiveria.
E fu così che il leone in un sol giorno visse da pascià, fra i piaceri della vita e vizi a volontà. Non ebbe abbastanza tempo tuttavia per ricordarsi di quelle emozioni, che in poco tempo la cenere annullò le sue passioni. Re per un giorno, di lui questo si disse, ma a morir così presto pochi credettero sul serio che visse.
La povera pecora, sempre a novanta, la prese nel culo, ma vita ne ha tanta. Guardala imparare, si chiama esperienza, di tempo ne ha per ribaltar la sentenza. E allora coraggio, nonostante sei preda, son cento i tuoi giorni affinché qualcuno ti veda. 
Un giorno da leone, lo so, tu lo brami, ma quando sarai morto non mangiarti le mani. A pecora è ovvio, senti dolore, ma il tuo funerale non è questione di ore...
 
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