lunedì 10 novembre 2014

Il leone e la pecora

Agli albori dei tempi, un dio che esiste solo per chi crede decise di creare terre, piante predatori e prede. A causa di un forte starnuto si materializzarono i mari, figli del suo sputo. Ma il suo sterminato ingegno, sempre affamato, lo costrinse a proseguir l'opera del Creato. 
Un'unghia dal suo grosso alluce si spezzò, "luna!" disse, e nella notte buia la incastrò.
Giocando col fango, può sembrarvi un po' strano, impastò l'uomo del mondo guardiano.
Vedendolo solo a giocar col deretano, una donna affiancò a quell'impuro villano.
Felice di non giocar più col suo culo, trovò nella sua nuova compagna un posto più sicuro. Ma dio mio, se avesse saputo, fra lagne e lamenti dell'ano non ebbe rifiuto. Ma non divaghiamo, non è questa la storia, di due animali in particolare vorrei abbiate memoria.
Sempre quel dio, di fine intelletto, diede ad un essere qualsiasi quattro zampe possenti ed un regale aspetto. Dopo aver fatto una folta criniera, "leone!" urlò, plasmandolo di gran carriera.
A fine giornata, stanco del suo lavoro, si fece forza e creò un altro animale prima di trovar ristoro. Di bianco vestita e di umili sembianze, "pecora!" urlò, ma ne prese le distanze.
Per compensare la sua ingiustizia, al leone le grazie e alla pecora disgrazie, concesse al re della savana un solo giorno di gloria, prima che la morte sopraggiunga obbligatoria. Al batuffolo di lana, che non scelse il suo destino da puttana, regalò cento giorni di miseria per rimediar alla cattiveria.
E fu così che il leone in un sol giorno visse da pascià, fra i piaceri della vita e vizi a volontà. Non ebbe abbastanza tempo tuttavia per ricordarsi di quelle emozioni, che in poco tempo la cenere annullò le sue passioni. Re per un giorno, di lui questo si disse, ma a morir così presto pochi credettero sul serio che visse.
La povera pecora, sempre a novanta, la prese nel culo, ma vita ne ha tanta. Guardala imparare, si chiama esperienza, di tempo ne ha per ribaltar la sentenza. E allora coraggio, nonostante sei preda, son cento i tuoi giorni affinché qualcuno ti veda. 
Un giorno da leone, lo so, tu lo brami, ma quando sarai morto non mangiarti le mani. A pecora è ovvio, senti dolore, ma il tuo funerale non è questione di ore...

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