mercoledì 22 dicembre 2010

CESSI


Apro la serie dei post "Sturamente" con l'invervento che ha ispirato il blog. Da una cazzata del genere, una notte, ho maturato l'idea dell'otturazione. Primo esempio di otturazione sturata che mi ha portato fino alla creazione del blog stesso.

Vorrei catturare la vostra attenzione giusto per un paio di minuti e spingervi a leggere quanto sto per scrivere. Non lasciatevi ingannare dall’argomento che può sembrare banale o imbarazzante per alcuni. La discussione prenderà una piega diversa, inaspettata forse, ma vi assicuro che non deluderò le vostre aspettative e si rivelerà interessante.
Vorrei parlare di Cessi. Avete letto bene. Di gabinetti. Quelle robe di ceramica, rotonde, dalla grande bocca spalancata piena d’acqua quasi come facesse i gargarismi.
Tutti noi ne abbiamo uno in casa. Tutti quanti. E per tutti intendo dire TUTTI (se tu che stai leggendo probabilmente non hai un gabinetto a casa, beh, hai capito perché non riesci a trovare na ragazza).
I CESSI. Li usiamo ad intervalli quasi regolari durante la giornata. Ci andiamo tutti al bagno. Nessuna distinzione di razza, di colore, di classe sociale, di conto in banca, di forma fisica. Tutti uguali. Il cesso non è razzista. Oserei dire che è l’unica cosa che accomuna noi abitanti del mondo. Posso dire di non avere gli stessi soldi che ha il Berlusca. Ma lui va a cagare (in questi giorni spesso). Ci vado anch’io. Posso dire di non avere lo stesso fascino di Raoul Bova. Ma lui va a cagare. Ci vado anch’io. Posso dire di non essere famoso come il Papa. Ma lui va a cagare. Ci vado anch’io. Posso dire di non essere nero come Balotelli. Ma lui va a cagare. Ci vado anch’io. Che nobile animo possiede il cesso. Ci rende UGUALI. VERAMENTE uguali.
Eppure nessuno ne parla. Ma perché? Ma ovvio. E’ un argomento imbarazzante. Dai, non si può discutere di cessi. Non puoi mica incontrarti al bar con gli amici e parlare di gabinetti. Ma no. Non si possono tirare in ballo questioni simili.
E perché? Perché non parlarne? Cosa c’è di imbarazzante? Se l’interlocutore è stitico potrei pure capirlo, ma in fondo è una legge di natura. Tutti passiamo dal cesso almeno una volta al giorno.
Il gabinetto è un incompreso. Vorrei battermi, mentre scrivo, per i suoi diritti. Ce ne vergognamo, lo emarginiamo. Non lo consideriamo né tantomeno gli rendiamo atto della sua generosità. Eppure lui è sempre lì, pronto a soddisfare i nostri bisogni.
Durante la costruzione di una casa la prima cosa a cui si pensa è il bagno. Lo si fa. Ce lo dimentichiamo. Serve solamente quando serve. In linea di massima però viene mal considerato, denigrato, offeso. Lui riceve le critiche in silenzio, ancora pronto a darci una mano quando gliene chiediamo supporto.
Tutti noi abbiamo un cesso interiore. Una parte che ci vergognamo di mostrare. Ma è una parte che c’è. La possediamo. Ma ovvio che non verremmo accettati se iniziassimo a mostrare il vero cesso che costituisce il nostro sfarzoso arredamento di qualità. Tutti ci mettiamo in mostra per far vedere agli altri quello che gli altri vogliono vedere in noi. Quando fai vedere la tua casa agli ospiti, non parti mica dal cesso! Parti dal salone, prosegui con la cucina, la camera da letto e poi arrivi al bagno. Oh si, carino! Ma in fin dei conti resta pur sempre un cesso. ENNO’!! E’ un cesso, merita rispetto. Quando ti presenti alla gente, metti in mostra le tue qualità migliori: generosità, simpatia, fascino. Nascondi le parti più turpi del tuo animo (paragonabili al cesso) per evitare di creare scompiglio nei tuoi rapporti interpersonali. Ma quelle qualità usciranno fuori (come andrai in ogni caso al cesso quando non potrai farne a meno) e sarà allora che ti conosceranno per quello che sei veramente. E’ inevitabile. Tutti andiamo a finire nel cesso. In ogni aspetto della nostra vita. Non lo consideriamo perché è abominevole, bieco, brutto, cattivo, disonorevole, ignobile, indegno, infamante, lercio, losco, osceno, perfido, perverso, schifoso, sciagurato, sozzo, sporco, sudicio,  mostruoso, orrendo, ma in fin dei conti ce ne serviamo. Siamo tutti cessi quando ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di un cesso quando abbiamo dei bisogni.
E’ un ottimo modo per far colpo sulle ragazze. Quando cerchi di trovare qualcosa in comune, qualcosa che vi renda “simili” per creare una certa sintonia si può semplicemente dire “Io vado al cesso, tu?”; certamente risponderà di sì. Eppure non lo facciamo. Si dicono un mare di cazzate senza senso che magari non creano nemmeno dialogo. Il cesso è anche sinonimo di sincerità.
Per cui vi invito a pensare. Vi invito a riflettere. Rivalutiamo il cesso che è in noi. Perché avere paura di mostrarlo, di parlarne? E’ la nostra realtà quotidiana. Sveliamola.

5 commenti:

Nicole ha detto...

Invece ti prendo sul serio, anche se ridacchio:))
Io ho una sorta di venerazione per il cesso. Deve essere sempre lindo, pulito e possibilmente solo mio. Infatti per me è un dramma partire, condividere con altre persone il cesso.
Si siamo tutti uguali lì...che sia un cesso di lusso o modesto. Eppure eppure...non tutti cagano allo stesso modo;)


P.S.
Scrivi molto bene, complimenti!:)

Pierpaolo ha detto...

:)

sensei von plisten ha detto...

Complimenti questo post mi ha stimolato per una bella cagata! :-)

CiccioCurcio ha detto...

Bene Piero...quindi adesso abbiamo capito xk non hai una ragazza!...xk certamente ha risposto di sì pure lei! Ahahahahahah! :D...ma cmq...un gran bel blog complimenti, a parte gli scherzi fa riflettere molto!

Pierpaolo ha detto...

Sturamente!! :)

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