venerdì 19 ottobre 2012

Panta rei

Tirate buoi il vostro carro,
il tempo un unico solco
traccerà sulla terra
inconsapevole.

Inutile voltarsi
ma guarda e passa,
triste gioia rimembra
ciò che visse.

Di ricordi si nutrirà
un campo reso fertile
dall'esperienza del momento
che sfugge, inesorabile.

E l'istante dalla morte fugace
afferrerà in vita
quanto concepirà lo sguardo,
causa del passato.

Perché le acque del fiume
che scorrono pazienti
una ed una sola volta
accarezzano la via.

6 commenti:

Luigi ha detto...

inutile voltarsi...

Sara ha detto...

Ho etto la poesia ma c'ho capito poco.. troppo fine per me così grossa!
Forse son stata distratta dal countdown verso la fine del mondo... Mio Dio che impressione!
;-)

Pierpaolo ha detto...

Lo puoi ben dire Luigi...
Grazie per essere passato da qui... A presto :)

Pierpaolo ha detto...

Tirate buoi il vostro carro,
il tempo un unico solco
traccerà sulla terra
inconsapevole.

In riferimento all'aratura del terreno, l'ho metaforicamente utilizzata per rendere l'idea del tempo che, con un unico passaggio, traccia i solchi dell'esperienza nelle nostre vite.

Inutile voltarsi
ma guarda e passa,
triste gioia rimembra
ciò che visse.

L'unico strumento di cui l'uomo dispone per ritornare nel passato è il ricordo, chiamato "nostalgia" quando si colora di vecchie gioie. E' tuttavia inutile cercarsi nel tempo trascorso, com'è inutile tentare di prolungare nel presente ciò che è già finito in quanto passato.

Di ricordi si nutrirà
un campo reso fertile
dall'esperienza del momento
che sfugge, inesorabile.

L'insieme dei momenti trascorsi (i ricordi) hanno nel tempo presente un perpetuo potere: quello dell'esperienza. Ed è proprio l'esperienza di "ciò che è stato" a rendere fertili le nostre vite, istruendoci ad essere sempre pronti di fronte alle imprevedibili mosse del futuro.

E l'istante dalla morte fugace
afferrerà in vita
quanto concepirà lo sguardo,
causa del passato.

Nonostante tutto, ancora una volta nell'esperienza perpetua si paleserà la fugace condizione dell'istante, sempre di passaggio, nato e morto nello sguardo che qui si pone come strumento per concepire il presente (attraverso gli occhi) e come mezzo per rimembrare il passato (attraverso gli occhi, della mente).

Perché le acque del fiume
che scorrono pazienti
una ed una sola volta
accarezzano la via.

La poesia si conclude con la fatalità del "panta rei" eracliteo secondo cui tutto scorre come in un fiume e, per la spietata legge del tempo, non è possibile risalire la corrente e bagnarsi una seconda volta nella stessa acqua (metafora del vissuto).

Spero d'esserti stato d'aiuto. Non ho mai parafrasato una mia poesia...

Sara ha detto...

Ciao Pierpaolo!! Hai parafrasato benissimo! Ora con la tua spiegazione rileggendola, mi pare così chiara!
In fondo è la filosofia che seguo... ora che l'ho capita!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!
Un abbraccio!
:-)

Pierpaolo ha detto...

Grazie a te Sara... Un abbraccio :)
A presto :)

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