martedì 8 luglio 2014

Nettuno se ne fotte, ancora una volta...

A volte non c'è cosa migliore nel corso delle nostre giornate che avere la possibilità di perdere del buon tempo, sostando inermi di fronte alle frenesie della vita. Senza pretese, senza orario alcuno o appuntamento, limitandosi a scrutare ciò che ci circonda guardandolo vivere e respirare.
Dalla mia postazione riesco a distinguere il formicolio impazzito della gente in viaggio, in cerca di qualcosa, con un treno da prendere o da salutare, trascinando valigie o pesanti zaini che portano il fardello del futuro, nascosto fra i libri di diritto e appunti di chimica.
Una graziosa e curata vecchietta si avvicina al mio tavolo e prende posto.
-Ti do noia? - mi chiede garbata.
-Per carità... - rispondo.
-Sembri molto giovane. Se mi dessero vent'anni adesso rifiuterei senza battere ciglio.
-Io ne ho ventitré, s'immagini.
-Oh Madre Santa, mi dispiace per te. Ai miei tempi era tutto diverso. Bologna splendeva, era la Parigi d'Italia. Fiumi di champagne scorrevano per le strade. Quanta baldoria, si ballava fino a tarda notte e nessun ristorante ci negava un pasto caldo prima d'andare a letto.

Intimorito dai ricordi impregnati di nostalgia il cui esordio dei "vecchi tempi" è sempre d'obbligo come i "c'era una volta" delle favole per bambini, mi limito ad annuire. Resta comunque difficile arginare un fiume in piena, specie quando si tratta di gioventù lontane e di piaceri trascorsi.

-Nessun uomo ha mai osato sfiorarci nemmeno con un dito. E noi lo sapevamo, ci facevamo desiderare. Che eleganza, avremmo potuto conquistare il mondo solo a volerlo, ma ci hanno sempre trattate da gran signore, senza mai lasciarci trascinare dalla volgarità. Non come oggi. Ricorda bene, una donna di classe lo è anche con il pantalone lungo - concluse puntando il dito verso il cielo, come a voler dettare una massima di vita da incidere su pietra.
Un cameriere evitò che la situazione degenerasse.
-Un caffè per favore. Per lei? - chiesi in preda alla cortesia più modesta che si possa immaginare.
-Per me niente grazie. Sto già bene così. In tutti i sensi. La vita mi ha già offerto abbastanza, adesso sono in pensione. Ho lavorato per un'intera vita e me la sono sempre cavata da sola.
-Sarà stato fortunato suo marito - chiesi intrepido.
-Ma quale marito! - ribatté - Io non ho mariti. Ne ho avuti di uomini prestanti a farmi la corte, ma niente. Sono sempre stata da sola, io voglio star tranquilla. Esco e rientro senza rendere conto a nessuno. E ne ho visti di posti. Adesso mi godo i miei anni.
-Scelte di vita - dissi.
-Certo, c'è anche chi fa la scelta sbagliata. Quell'altra, insomma. Tu cosa fai nella vita? Qui tutti parlano di crisi. Poi le vedi in giro con il sedere di fuori, tatuate sulle braccia e con i piercing al naso. Alcune carinissime pure, ma con un linguaggio da far ribrezzo. Chi mai potrà darti da lavorare? Quando andavo a lavorare io al mattino ci alzavamo prestissimo. Ci vedevamo per la colazione e arrivati in corsia eravamo già pronti per iniziare. Lavoravo in ospedale sai? Adesso li vedi con le facce sporche che si strofinano gli occhi e sbadigliano. Non hanno nemmeno il tempo per la doccia dopo essersi svegliati. Quanto eravamo belle...
-Ha proprio ragione. Mi spiace lasciarla, credo di dover andare adesso. Piacere d'averla conosciuta.
-Piacere mio. E non andare troppo di fretta. Pensaci. Sa, la vita fa presto, a sbagliare è un attimo...

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