sabato 6 dicembre 2014

Bo...nonsai

C'è qualcosa di mistico o quasi surreale fra i tuoi rami e le tue foglie che immobili osservano senza guardare quello che accade intorno a noi, fatti di pelle ed ossa, mentre si muovono emozioni e sentimenti. Ne sembri così escluso che è difficile dire se l'incoscienza ti è stata donata come la più nobile delle concessioni o se è la tua più grande maledizione. Perché niente ti tocca o ti sfiora se non qualche raggio di luce che timido fa capolino fra le tende mentre tu ne assorbi con cupidigia insaziabile linfa vitale. Ti ho visto a colazione, impassibile. Ti ho rivisto a cena, sempre lì, in un legnoso e contorto turbinio di rami e fuscelli, quasi come se l'attimo t'avesse immobilizzato mentre stavi per dire qualcosa, con le parole in gola e le foglie tese a gesticolare.
E se non ti dessi più acqua? E se finalmente ti costringessi a parlare e a soffrire, senza che nessuno ti senta? Così, solo per il gusto perfido di scoprire che sotto quella corteccia scorre succo d'anima, vittima tanto quanto lo siamo noi uomini delle fortune e delle disgrazie della vita. Ma tanto a te non importa, basta poco perché un altro seme venga piantato, senza fronzoli o regali di compleanno, senza inviti o anniversari, senza guerra né pace, tutto secondo natura seguendo una logica talmente razionale da rendere semplice ogni cosa.
Perché non la smetti e ti metti in gioco? Esci dal torpore della terra, strappa via le tue radici e dammi una mano. Non puoi avere altra acqua. No, non ti sposto, stai bene sul tavolo e la luce arriva lo stesso. Non la smetto di fumare in casa, fuori fa freddo e piove, non hai né il naso, né i polmoni, di cosa ti lamenti? Ho visto sai, che le tue foglie stanno ingiallendo. No, non la spengo la TV. Ma poi se ti dà così fastidio perché non me lo dici? Perché continui a guardarmi e non ti esprimi? So che preferivi che ti comprasse quel caro vecchietto vegetariano, pensionato, dalla casa enorme e con la passione per la botanica. Ti ho portato a casa mia, va bene? Rispondimi, rispondimi e sii sincero, vorresti andare via? Fallo. Esci dal vaso di ceramica e scappa via. Non riusciresti a vivere un giorno col mondo freddo che c'è fuori. Devo pure starti a sentire, non mi dai nemmeno frutti, a cosa mi servi?
Giorno e notte, giorno e notte, mentre il sole e la luna si alternano, mentre gli eventi, le sensazioni, i dubbi, i timori e le gioie si susseguono e attraversano le carni fino a raggiungere l'anima di noi uomini, così lontani dalla tua natura implacabile e mite, mentre lungo i rami, la corteggia e le foglie scivola via l'acqua, attraversa la terra e giunge ai tuoi piedi, mentre tutto si rincorre e in un capitombolo inciampa fra le incomprensioni, mentre la vita passa fra le rughe d'espressione, tu, ancora placido, te ne stai a guardare. Fermo.

2 commenti:

chicchina ha detto...

Pazienza,ci vuole solo la pazienza di sapere aspettare,i frutti verranno,forse saranno soltanto alcune foglioline,qualche volta il miracolo di gracili fiori...Ma sembra immobile ed imperturbabile,vero,mentre noi dobbiamo correre,prendere l'auto o il tram,non fare tardi al lavoro,fare la spesa.La prossima vita sceglierò di essere un bonsai e se ci incontreremo,cercherò un modo per comunicare,e ringraziare per le attenzioni.Ciao,buoni giorni Pierpaolo e regala un po di acqua.

Pierpaolo ha detto...

Ciao Chicchina e grazie per essere passata da queste parti.
Forse pretendo troppo da una natura decisamente diversa dalla nostra, ma la mia è invidia malcelata. Se non altro, qualcuno si gode il silenzio dei giorni nostri non potendo ascoltare le fandonie che ci circondano.
Saluti e a presto...

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