sabato 28 febbraio 2015

Apparato umano

Siamo ancora liberi. Ma non c'è modo di dimostrarlo o giustificarlo. Non c'è azione che non sia dettata da una convenzione, una tradizione, che si tratti di leggi o di buoncostume, attraverso le quali si formano gli uomini.
Ed è malcostume andare contro la comunità in quanto tale, caratterizzata da comportamenti o forme apprese negli anni, clausole di un contratto invisibile che ci trattiene tra le nostre regole morali. Ma fra quali meandri della coscienza cercare la moralità se essa richiama sempre quell'insieme di convenzioni che distinguono fra giusto o sbagliato non secondo ragione ma secondo tradizione?
Siamo ancora liberi, ci ripetiamo, ma non c'è modo di osservarlo. Siamo la diretta proiezione della visione che gli altri hanno del nostro essere uomini o donne. Non siamo sinceri per natura o bugiardi per istinto, non ci copriamo per il freddo e non ci spogliamo per il caldo, non compriamo per desiderio e non ci serviamo delle cose per necessità. Nasciamo nell'opinione altrui, ammettiamo l'errore e ad esso ritorniamo per venirne a capo, continuando a vivere nello sbaglio di possedere ancora un libero arbitrio che non ci sia stato donato da qualcun altro. E ci giustifichiamo a vicenda, rendendoci utili al prossimo per piacerci o per piacere, mentre ogni giorno moriamo fra le braccia dei giudizi altrui, tanto importanti quanto indispensabili. E se foste soli in eterno, senza opinioni né idee, di cosa avreste bisogno se non di sola acqua e di solo pane?
Siamo ancora liberi, lo sentiamo, ma non c'è modo di impararlo. Abbiamo bisogno di affetti e carezze, mentre i semi dei nostri rapporti sono stati piantati dall'egoismo e crescono a dismisura. Più forte è il legame e più forte è la necessità di custodirlo e possederlo per essere sicuri di poter attingere alla fonte del proprio benessere custodito nelle anime altrui. Io sto bene con te, sei parte del mio benessere e io sono parte del tuo, in un gioco di connessioni e concessioni attraverso le quali ingannare le proprie solitudini. E non c'è maledizione più grande per chi si convince d'aver legato il proprio destino alle scelte di un estraneo. E se ad uno ad uno ti strappassero via affetti e persone care, come foglie da un arbusto, finché spoglio non t'abbandonerai alla tua reale natura? Cosa sei senza di esse?
Siamo ancora liberi, lo desideriamo, ma non lo consideriamo. Siamo alla ricerca di mancanze da colmare, con un hobby, una passione, una collezione, una forma o una maschera, mentre volgiamo lo sguardo verso le stelle (de-siderando) e ci riempiamo d'un altro vuoto. E bramiamo ciò che non possediamo ancora, rintanandoci in una forma che può essere congeniale allo scopo di sopperire ad un bisogno, cercandola nel passato se non abbiamo presente ed escludendo così ogni progresso futuro. E se con-siderassimo d'essere al di sopra delle cose, "bastandoci e sollevandoci liberi e senza paura al di sopra di uomini, costumi e leggi, rinunciando senza rimpianto e fastidio a molto, anzi quasi a tutto ciò che presso gli altri uomini ha valore?"
Siamo ancora liberi. Chi può dire il contrario o giustificare che sia vero?

4 commenti:

chicchina ha detto...

Nasciamo liberi ma cresciamo e ci atrofizziamo nella dipendenza,nella omologazione.Ci costruiamo da soli le gabbie forse per avere il desiderio della libertà?Certe convenzioni sono molto radicate per poterne fare a meno,e forse non tentiamo neanche di liberarcene,in fondo ci piace,forse...

Pierpaolo ha detto...

Abbiamo le chiavi delle nostre stesse catene, ma forse hai ragione, preferiamo restare rinchiusi ed immobili, vittime della nostra stessa inerzia piuttosto che protagonisti delle nostre vite..

Anonimo ha detto...

Non sono ben sicuro di aver interpretato in modo corretto...cioè il tuo.
Ma forse il testo si presta a molteplici interpretazioni.
Ci sono situazioni che escludono interventi e di fronte alle quali ci si sente impotenti.

Pierpaolo ha detto...

Ciao Lucasette. Non c'è modo di interpretare o di includere in una logica ben definita quanto la nostra intima esperienza di vita ci ha reso col soprannome di "libertà". Ognuno la fa propria secondo variabili imprevedibili e a volte ingestibili. L'unica cosa da fare è prenderne atto e stare bene attenti a non perdere il senno, perché riesce facile smarrire la ragione quando l'inconoscibile bussa alla nostra porta... A presto

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