lunedì 9 febbraio 2015

Considerazioni

Vi chiedo cosa resterà di quelle foto e di quelle risate con gli amici dopo che gli anni saranno passati e la nostalgia vi ricorderà quante occasioni avete sprecato. Quasi ci si abitua a vedersi sempre conciati allo stesso modo, pronunciando le stesse frasi o parole come registratori rotti, in un moto rettilineo uniforme che tende sempre verso lo stesso bersaglio. C'è qualcosa che ben non comprendo, ma non me ne accorgo finché vivo la giornata. Poi il retrogusto amaro della consuetudine si fa sentire poco prima di chiudere gli occhi. Poggio la testa sul cuscino. 
Ne è finita un'altra, mi dico, e ricomincerà domani, e poi domani, e ancora, e ancora, ma niente mi lascia intendere che certe cose cambieranno o muterà il corso degli eventi. Poi delle piccole varianti mi rendono vivo, un salto nel vuoto, una battuta che riesce a far ridere, un favore a cui segue la gratitudine, la fiducia sincera di un amico o di un collega. Quasi mi diverte sapere o pensare che ci sono tante altre laboriose formiche che come me cercano di darsi un senso, mentre zampettano qua e là o si scambiano sguardi maliziosi con gli opposti sessi.
Mi hanno detto una bugia, ma io ne conosco altre e posso dirle a mia volta. E riempio il mondo di bugie. Voglio che mi credano, che mi guardino negli occhi e possano dire "è la verità". Poi si girano e d'un tratto non è più così, muto di nuovo forma, mentre aspetto che il senso delle cose gli si riveli sotto il naso. Freddo come la neve. Poi al sole si scioglie.
Come sto? Forse dovrei prendere una XXL. O forse dovrei perdere qualche chilo. Mi sto riempiendo di cioccolata e stima di me. Potrei seguire la dieta del caffè espresso facendo finta d'essere depresso, continuando a guardarmi i piedi senza mai alzare la testa verso il cielo per paura che le cose possano iniziare ad andare per il verso giusto. 
Non ho scheletri nell'armadio, li tengo sotto il letto perché possano respirare con meno affanno. Provate voi a stare rinchiusi per ore e ore dentro il guardaroba senza vedere mai la luce del sole. Io li tratto bene, mi prendo cura di loro, sono i miei scheletri, e di nessun altro. I peli sulla lingua li lavo regolarmente, shampoo e balsamo, ci tengo alla cura della mia persona, sono un esteta, ho la faccia lavata e una mano aiuta l'altra. Di mestiere faccio l'orecchio da mercante, ascolto ma non importa, tanto domani ne diranno di nuove. A proposito, il mio carbone è bagnato, ma continuo a cucinarci sopra delle ottime salsicce. E' vero, tutto fumo, ma alla fine l'arrosto viene bene lo stesso. E se ve lo chiedono, ho la testa sulle spalle ma non l'ho messa io lì. Dicono di me che sono  un uomo tutto d'un pezzo, ma ciò non significa che certe palle non si possano rompere. 
A parte questo, se l'occhio non vede occorre un oculista, ma se il cuore non duole va ancora tutto bene, la salute innanzitutto. Certe bugie poi hanno le gambe corte, ma possono comunque essere all'altezza della situazione...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Di noi...e degli altri? E' legge dura se non sei raccomandato. O sparisci nell'indefinito oppure sommerso da una coltre di memorie stantie. Non c'è verso oppure c'è e non lo sappiamo cogliere.
Non uccidere la consuetudine perchè appresso ne viene un'altra che magari se ne fotte del tuo senso estetico e ti vuole con i peli sporchi e gli scheletri chiusi: vaglielo a raccontare a quelli. Lascerei così come sono solo le gambe corte delle bugie che tanto ne raccontiamo abbastanza ogni giorno e anche se non fossero all'altezza della situazione domani si sa è un altro giorno. Sempre.

Pierpaolo ha detto...

Non è forse la morte di ogni consuetudine abituarsi ad essa?

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