mercoledì 13 marzo 2013

13 marzo

Gonfi e grigi nuvoloni di tempesta all'orizzonte. Lentamente spazzano il ciel sereno che bugiardo rallegrava la solitudine. Qualche maschera è caduta, malcelava sorrisi e convenevoli di scarsa qualità, mentre i fili dell'opera dei pupi inscenavano legami d'amicizie pronte ad accoltellare chiunque avesse creduto alle loro moine. Un demonio ha fiutato il tranello, osservando in silenzio le trame tortuose intessute da una Penelope da quattro soldi, mentre i Proci, avidi di potere e di denari, macchiavano le loro anime con l'orrendo delitto del tradimento. Ma è bene ricordare che, per scoprire secondo logica certe malignità, occorre un demonio ancor più scaltro del primo che si è ormai lasciato incastrare. E così, diavolo dopo diavolo, ogni gregge avrà sempre il suo pastore armato di randello e una buona pecora sa che non può fidarsi di nessuno, in fondo, perché un pastore non segue nessun'altra via che quella verso il suo recinto. 
Nel frattempo ho ripercorso le tappe che anche io, pecora, ho seguito per arrivare fin qui. Metro dopo metro, centimetro dopo centimetro, alcune volte senza realizzare d'aver compiuto un passo, sbaglio dopo sbaglio, scelta, consapevole o no, fra odio e amore, dopo un buco nell'acqua e un altro nel fondo dell'anima. Tante le vie possibili da seguire, ma non sono mai stato così felice d'aver preso delle strade così errate da permettermi d'avere un capolinea adesso giusto, che magari è semplicemente una sosta verso un capolinea domani ingiusto. Niente accade per caso, ne sono certo, mentre si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.
Le nuvole stanno lentamente andando via. La primavera è alle porte, ma quando arriva vuoi l'estate, se passa desideri l'autunno e quando le foglie cadono aspetti la neve. Va tutto bene, ma dovrei trovare il coraggio di accontentarmi delle mie fortune che lamentarmi della sorte avversa, di gran lunga più insignificante, che può rendere grande chi sa di poter avere di più da se stesso, ma qualsiasi bolla, anche la più ben fatta, se gonfiata con superbia esplode svanendo nel nulla. E non c'è niente di peggio, per chi muore nella grandezza, che rimembrare gli austeri ma felici tempi di quando non era nient'altro che un semplice granello di sabbia.
Aspettami.

4 commenti:

Sileno ha detto...

E' un po' criptico il tuo post e, se ho ben capito, affronti le avversità con grande saggezza.
Un abbraccio

Melissa I ha detto...

Se la primavera è alle porte e vuoi l’estate, significa che l’inverno è stato un inferno, troppo lungo e pesante. Se l’autunno si sta facendo strada lentamente e tu aspetti già la neve da dietro una finestra, significa che l’estate è stata troppo afosa, asfissiante… Fai attenzione però, questa non è la storia del “non essere contenti nell’abbondanza”. Non scambiarla per superbia, perché non è superbia. Consideralo un tarlo, un fatidiosissimo tarlo, che scava tra testa e cuore per unirli.
Consideralo una specie di sentore, che cerca di guidarci per strade… ora giuste, ora sbagliate… ma che ti porterà sempre dove ci sarà qualcuno pronto ad aspettarti.

Intanto le nuvole si stanno facendo sempre più bianche. E cade la neve.

…Ah, l’estate!

Tua incontentabilissima Melissa

Pierpaolo ha detto...

Spero di restare sempre quanto meno lucido, la saggezza è per pochi e a volte si perde più della pazienza...
T'abbraccio anch'io Sileno... A risentirci

Pierpaolo ha detto...

Era quello che volevo sentirmi dire... Grazie :)
Aspettatemi eh... Vi voglio bene

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