mercoledì 4 dicembre 2013

04 dicembre

Una ventata di freddo gelido ha risvegliato certe anime assopite da un autunno timido e dal torpore dell'estate. A detta di molti, certi istinti vanno soffocati prima che possano annullare la differenza fra uomo e bestia. A giudicare dai fatti, certe ragioni non stringono abbastanza bene il cappio della virtù intorno ai propri peccati. Nonostante tutto, nell'errore si cela una perversa soddisfazione propria di chi, in equilibrio fra follia e senno, si sporge un attimo per osservare il baratro sotto ai propri piedi. Una vertigine, uno sporco e grosso scarafaggio che zampetta lentamente lungo la schiena mentre i suoi pelosi arti sfiorano la cute. Poi, fortunatamente, ci si sveglia e l'incubo agghindato da sogno svanisce, anche se l'anima diabolica di chi persevera facilmente tenderà all'errore, ancora una volta, e ancora, e ancora, finché sarà tardi per imparare quanto certe vite avevano da insegnarci.
Esistono altri rimpianti ben più subdoli dei soliti che derivano dall'angoscia d'aver fatto la scelta giusta secondo parametri oggettivi di giudizio, escludendo un ipotetico errore che in realtà avrebbe reso più gustosa la vita. Il beneficio del dubbio esteso ad ogni tipo di scelta, non necessariamente giusta o non necessariamente sbagliata, rende così infinite le varianti dell'esistenza che riuscire a conoscerle tutte è impossibile tanto quanto fermare il tempo dopo aver scelto, tornare indietro e riprovare la seconda variante, o la terza, o la quarta, e così via. Nel menù delle azioni e delle scelte le portate sono infinite, ma il nostro stomaco di dimensioni ridotte non può che ordinarne alcune ed escluderne delle altre, mentre ci si ostina a chiamare il ristorante "ricerca della felicità".
Fra "cosa sarebbe successo se" e "era meglio andare" o "era meglio tornare", la curiosità di vedersi cambiati in un contesto diverso da quello che abbiamo evidentemente stabilito ci rende deboli e insicuri, relegando volentieri al caso l'arduo dovere di cambiare i nostri destini. E non esiste parola più millantata di "destino" sul dizionario, tanto che andrebbe strappata via da ogni registro o libro, dimenticata e nascosta alle generazioni future, bandita in ogni angolo del pianeta, ovunque il suo veleno abbia intontito le menti, ovunque abbia incentivato la nascita di divinità e religioni che tutto ordinano e dispongono, esentandoci da ogni responsabilità.
Da "Umano, troppo umano" di Nietzsche:

"A chi vuol diventare saggio, arreca un notevole guadagno l'aver contemplato una volta, per un certo periodo, l'dea dell'uomo radicalmente malvagio e corrotto; tale idea è falsa, come pure il suo contrario; ma per interi periodi è stata l'idea dominante, e le sue radici si sono diramate fin dentro di noi e il nostro mondo. Chi alle cose non chiede molto di più se non di conoscerle, raggiunge facilmente la tranquillità d'animo e sbaglierà (o come dice il mondo, peccherà) tutt'al più per ignoranza, ma difficilmente per avidità. Egli non vorrà più condannare ed estirpare i desideri, ma la sua unica meta, quella che lo domina completamente. Inoltre si sarà liberato da una quantità di idee tormentose, e non proverà più nulla alle parole: pene infernali, peccaminosità, incapacità di fare il bene, nelle quali riconoscerà solo le ombre evanescenti di errate concezioni del mondo e della vita [...] Di solito non è dalla qualità delle esperienze vissute, ma dalla loro quantità, che dipende la maggiore o minore statura di un uomo, nel bene e nel male..."

7 commenti:

Sileno ha detto...

"Di solito non è dalla qualità delle esperienze vissute, ma dalla loro quantità, che dipende la maggiore o minore statura di un uomo, nel bene e nel male..."
Condivido questo pensiero molto profondo.
Ciao

Unknown ha detto...

La parola destino sarà anche una fraudolenta esagerazione nel suo significato redatto dal dizionario, ma spesso in essa risiede una sfumatura che tanti possono cogliere mentre molti altri no, poiché si tratta di situazioni nelle quali non solo non si è più padroni delle proprie azioni, ma addirittura anche dei propri pensieri, e ci si ritrova ad avere scoppi d’ira e moli di risentimento nel petto e scatti distruttivi e tutto questo per ragioni totalmente ingiuste e per situazioni anomale. A mio avviso la ragione dovrebbe sempre prevalere nonostante tutto, il raziocinio controllare l’ira e ammorbidire i risentimenti. Anche se spesso questo è uno sforzo erculeo. Ma chi non conosce queste sfumature, per chi il destino appare realmente come una parola vuota e sostituita da infinite possibilità di scelta e di errore, è così fortunato che nemmeno se ne accorge talvolta e, non consapevole della propria fortuna, potrebbe facilmente sprecarla, soffocarla, cadendo in errori banali e ridicoli. I motivi per cadervi sono inesistenti, eppure accade ogni dannato giorno che qualcuno nel mondo ci caschi e si lasci andare per motivi sbagliati che in un dato momento potrebbero sembrare ragionevoli. Solo col senno di poi ci si ritrova, spesso odiando sé stessi, a rendersi conto che non ne valeva la pena. Quel baratro spesso è molto più profondo di quel che sembra e non serve nemmeno tirarvi una pietra per saggiarne la profondità: l’eco ti ingannerebbe.

Sara ha detto...

Non è possibile che tu alla tua età abbia già rimpianti... no, devi cercarti dei sogni da realizzare!
Il baratro sotto di te potrebbe essere un bellissimo punto per prendere il volo... buttati, la ali le hai, vola più in alto che puoi!

Pierpaolo ha detto...

Ciao Sileno, è sempre un piacere ritrovarti... A presto e grazie

Pierpaolo ha detto...

Hai dato completezza e valore al post... Grazie

Pierpaolo ha detto...

Ciao Sara.
Il mio post non si limita a raccontare di esperienze personali o a di condizioni di vita vissuta. Non c'è età per porsi certe domande o per cercare determinate risposte. Non si tratta di essere ottimisti, né di essere pessimisti, ma sono semplici riflessioni sulla complessità della vita.
Grazie e a presto...

Alberto ha detto...

Ciao Pier scusa la latitanza prolungata dalle tue letture che non mi annoiano mai, ma troppo lavoro e troppo sport (MEGLIO). Un felice natale anche a te... ovviamente nel qui e ora. A presto

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