giovedì 23 ottobre 2014

Non ti muovere

Vorrei solo per un attimo essere amico di me stesso, accompagnarmi nel corso della giornata, portarmi fuori per un aperitivo, conoscermi, portarmi a cena, parlarmi e rispondermi per farmi un'opinione del mio modo d'essere, senza cambiarla, o sperando che duri almeno 24 ore.
Solo i fumatori possono capire cosa c'è dietro ad una sigaretta. Dal masochismo più puro al semplice gusto d'accarezzarsi le gote conciliando il pensiero e la riflessione. Ed ha lo stesso sapore di una sbronza, inebriante fino a raddoppiare i sensi e le emozioni, mentre lottano e si annullano vuotandosi su di un marciapiede o in un cesso di ceramica.
E' arrivato il freddo, quello gelido, che si fa strada fra le ossa e le irrigidisce. Puoi chiamarlo "solitudine" e porta con sé la maledettissima abitudine di imbacuccarsi con le nostalgie per sentire ancora il calore di certi piacevoli ricordi. Aprilo tu l'ombrello mentre piove, mettili tu i pantaloni lunghi sotto la neve, ficcatelo tu il cappellino di lana in testa col vento impetuoso. Io voglio prendermi un bel raffreddore, espormi senza senno ai batteri e ai microbi di un'aria artefatta e bugiarda, balorda, resa viscida dai sorrisi e dai convenevoli di circostanza. 
Perché non sempre si può dare sfogo alla corda pazza, siamo persone civili e serie. Posso offrirle un caffè? Prego, si accomodi, le chiedo scusa, se posso permettermi, faccia pure, ci penso io, mi dica, certo, non se ne curi, assolutamente sì, è stato un piacere, torni presto a trovarci, non vorrei essere scortese, mi dispiace dirglielo, baci e abbracci.
Sto cercando davvero di impegnarmi a fare le scelte sbagliate. Voglio circondarmi di problemi e farli fuori uno dopo l'altro. Qual è la cosa più giusta da fare? Andare via? Resto. Vincere? Perdo. Prendere? Lasciare. Dire? Sto zitto. Correre? Sto fermo. Ascoltare? Mi tappo le orecchie. Mangiare? Digiuno. Svegliarsi? Dormo. Lavarmi? Puzzo.
Poi mi guardo allo specchio e mi riscopro sempre uguale. E mi annoio, e mi taglio i capelli, e mi raso la barba, il pizzo, i baffi, tengo le basette lunghe, rifaccio le sopracciglia. Ma nulla. Passo per la strada e colgo il mio riflesso e la mia ombra fin troppo familiari. Vorrei dargli un altro aspetto, un altro colore, un altro senso e un'altra forma. Senza mai conoscermi, perché l'unica realtà di cui ci si può fidare è il sogno malcelato di credersi sempre uguali, mentre cambiamo in un eterno divenire chiamato "punto di vista". 
Smettetela di chiamarmi sempre con lo stesso nome, è questa la mia maledizione...

2 commenti:

Anonimous ha detto...

Sensazioni ed emozioni comuni a molte più persone di quel che se ne potrebbe pensare nell'immaginario comune. Pensieri singolari, contraddicenti e controproducenti. Ma non è tanto il voler sentirsi diversi, né darsi sfogo e nemmeno sbagliare, quanto il cambiar nel tempo del sapore dell'esperienza, che da esotico diventa rancido, fin tanto che non sembri latte andato a male, maleodorante e grumoso. Ma la libertà è magnanima e permette tutto...

Pierpaolo ha detto...

Finché ne abbiamo, di libertà, forse c'è ancora speranza che le cose cambino. Poi i limiti sono fissati dal buon senso, non è rancido, ma si conserva bene...

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