venerdì 2 dicembre 2011

Un post di merda...

Serata in compagnia. Pesce, spaghetti, gamberetti, cozze. Mangio felice, torno a casa di più. Digestione notturna, in silenzio, senza lamentarsi, serena e lenta prosegue. Mi sveglio tardi, colazione. Piccoli brontolii, rumore di lamiera contro il muro, niente di particolare. Pranzo. Arrancano ingranaggi sull'orlo del bloccaggio. Ancora sereno. Pomeriggio, flatulenze, tante da far impallidire il protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas serra. Può capitare. Cena, tonfi di viti e bulloni che saltano via. Meglio andare a letto.
Il giorno dopo. Ore 7:30. Sveglio. Strano, i miei occhi conoscono solamente le 7:30 delle 19:30, ma non le 7:30. Sono costretto a guardare l'orologio, mi indigno e torno a letto. Ore 7:35. Dolore di stomaco lancinante, fuoco e fiamme, sento le budella arrotolarsi come spaghetti su una forchetta, iniziano a premere, a stringere vogliose di dover partorire qualcosa. Corro in bagno, nuova vita. Non sarò papà, tanto meno madre, ma un bel peso dallo stomaco l'ho tolto. Mi lascio violentare dal letto, è ancora presto e poi sono leggero e felice adesso. 
Ore 12:00. Altra botta. Ed è strano perché dentro il mio stomaco sento gli stessi rumori che a volte si creano quando trascini le sedie al ristorante: un rumore imbarazzante che rifai per poter sfatare ogni mito e chiarire a chi sta vicino a te che a farlo non sono state le tue natiche ma i piedi della sedia senza feltrini adesivi. Corro, più veloce di prima. Stavolta il bilancio è tragico. Diarrea. E siamo solo all'inizio.
Spaventato, triste, deluso, faccio colazione. Mangio, penso al caso. Cerco di convincermi che la crisi non c'è. Altra botta, corro, residui. Diarrea. Piango, rischiando di perdere altri liquidi.
Pranzo, tutto normale. Dopo pranzo rischio: sento di doverla fare, una scorreggia. E credetemi, forse lo sapete già, ma quando sei in diarrea puoi permetterti tutto meno che scorregge. Perché sono fatali, perché non sai mai in cosa possono trasformarsi. Perché subito dietro la scorreggia c'è la più raccapricciante delle ipotesi. E devi essere bravo, devi essere bravo a mollare la presa e in un attimo a sbattergli le porte in faccia. Ci provo, è andata. Fatta.
Pomeriggio. Palestra, fortunatamente non devo allenare le gambe e non devo fare squat.
Niente da segnalare.
Cena. Finisco. Altra botta, basta, ti prego no, un'altra no, ti prego. Invece sì.
Non voglio dormire, ho paura, non so cosa succederà, io, io, non mi sento sicuro. Altra botta.
E fu sera e fu mattina. Secondo giorno.
Mi sveglio, altra botta. Dio mio. Colazione, esco sperando di non dover cercare un cespuglio usa e getta. La gente mi fissa da debita distanza, nessuno mi saluta, sa che qualcosa in me non funziona. Mi evitano per quanto gli è possibile, ma la mia condizione è palese. Il malato di diarrea ce l'ha scritto in fronte. Si scansano tutti, al supermercato, in macelleria, vogliono che vada via al più presto. Sentono il mio imbarazzo e hanno paura della scarica improvvisa. Decido di andare in chiesa. Entro. Quadri vuoti, crocifissi disertati, piedistalli senza padroni. Sento gli scatti della serratura della sacrestia. Qualcuno si è chiuso dentro. Approfitto del silenzio e mi siedo. Il banco si sposta e cado per terra. Gli altri dietro di lui si ammassano tentando di allontanarsi. Triste e desolato torno a casa.
Apro, salgo le scale, altra scarica. Sono sempre stato abituato a vedere da un'altra prospettiva il mio modo di far pipì... Ma adesso sono in diarrea.
Pranzo. Scarica.
Pomeriggio. Scarica.
Cena. Scarica.
Bevo come un cammello, acqua su acqua. Ancora acqua, acqua e acqua. Trasformo il mio solito caffè notturno in una camomilla al gusto di deodorante per auto. Triste, sempre più triste.
Torno a casa, dormo. Sento che durante la notte qualcosa si muove, ci si mette all'opera. Rumori metallici, ancora una volta, viti, spranghe, un cantiere all'opera.
Mi sveglio, corro in bagno e... improvvisamente, inaspettatamente... PLOF... un sordo, unico, deciso, pesante PLOF... PLOF... PLOF... CARO VECCHIO PLOF! Giornata fatata! E' fatta! Ho vinto! PLOF! PLOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOF!
E mi sento un altro: esco, sicuro di me, la gente mi saluta, mi guarda, mi augura "buona giornata", "oh grazie, altrettanto!", faccio la fila, puzzette a porte aperte e posso chinarmi per prendere gli oggetti senza il rischio di dover sporcare le mutande. E' finita.
Queste, sì, queste, cari amici, sono soddisfazioni...


2 commenti:

Nicole ha detto...

Ahahahah...rido di gusto! Una narrazione avvincente, anche se di cacca si trattava:)
Una bella intossicazione ti sei preso sai? Enterogermina a gogò march!

Pierpaolo ha detto...

Ciao Nicole!
Non voglio pensarci. L'importante è che adesso tutto sia tornato solido :D

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