lunedì 20 febbraio 2012

Elogio della critica

Spesso i miei punti di vista o i miei modi d'esprimermi assumono forme inaspettate. Se risulta difficile capirsi anche quando si dà alla propria voce una certa intonazione per distinguere l'inganno dalla verità, figuriamoci leggendo in che maniera possano moltiplicarsi le incomprensioni. 
Altrettanto spesso interpreto il ruolo del polemico o, se meglio vogliamo definirlo, del critico. E' superfluo aggiungere che esprimo semplicemente le mie idee, poi c'è chi le condivide e chi, per fortuna, la pensa diversamente. Mi piacerebbe comunque sfatare l'alone d'odio e di rigetto che molto spesso sono propri di colui che "critica" in quanto, esponendosi troppo, rischia di porre se stesso in livelli decisamente sconvenienti. 
Partendo dall'idea che non tutto ciò che viene pronunciato ha la certezza d'essere supportato dalla verità, è facile intuire che al postulato "A" molto spesso corrisponde la controprova "B". Facilmente confutabili sono quindi le idee di colui che le esprime e altrettanto confutabili sono le idee formulate da colui che le utilizza per confutare le idee in precedenza considerate. Questo porta ad un circolo vizioso tanto lungo quante sono le teste che esprimeranno il proprio dissenso, rendendo arduo interromperlo se non tramite la concretezza dell'esperienza sul campo. Nonostante uno studio sulle aspirine possa confermare la loro efficacia, si è liberi d'asserire il contrario, ma non ne saremo mai realmente certi fin quando i fatti non avvaloreranno le nostre supposizioni e confuteranno lo studio precedentemente ritenuto veritiero. Grossi rischi si presentano anche quando è l'esperienza stessa a rendere accettabili i diversi punti di vista e allora sarà ancor più difficile, se non impossibile, raggiungere un definitivo punto di chiarimento.
Ora, se ci si espone troppo e troppo spesso in maniera opposta ai fatti e ai modi di pensare comuni, è facile assumere posizioni sconvenienti secondo cui i propri punti di vista, anziché essere considerati come tali, vengono additati come una pura e semplice voglia di "criticare" remando, sottinteso quasi sempre in maniera ipocrita, controcorrente.
L'errore di fondo sta proprio qui. Ricordando che nessuno, essendo senza peccato, può permettersi di scagliare la prima pietra, la maggior parte degli interlocutori considerano le semplici e legittime idee altrui come uno spregevole e lapidario attacco nei loro confronti. Data la naturale propensione dell'uomo a proteggere se stesso sia fisicamente ma, soprattutto, psicologicamente, è comunque normale che spesso si passi alla difensiva. Difesa e attacco rendono tuttavia produttivo il discorso quando dal loro confronto nasce, o quantomeno si cerchi di stimolare, il raggiungimento di un punto che accomuni e riappacifichi entrambe le parti. Questo è il nobile lavoro della critica. La critica pianta il seme della relatività ricordando a colui che si sente sicuro delle proprie posizioni che l'incertezza è dietro l'angolo. Quando questo seme cresce abbastanza si potranno quindi assaggiare i frutti dell'umiltà.
La critica è differente anni luce dal giudizio. Nonostante l'etimologia della parola (che ho scoperto poco fa tra l'altro) li renda gemelli, sono due figli di padri differenti. La critica lascia spiragli di luce e incita al cambiamento fruttifero di cui parlavo prima. Il giudizio, incatenando nel carcere della propria sentenza, pone sigilli illiberali sugli altrui modi di pensare. La critica non si serve del giudizio come il giudizio non potrà mai svolgere il lavoro della critica. La critica è e deve essere consapevole dei sentieri e delle strade che potrà eventualmente prendere; il giudizio viaggia su irremovibili binari.
C'è da aggiungere, come ho già poco prima accennato, che colui che decide di farsi carico del tanto nobile quanto rischioso ruolo del "critico", rischia d'attirare su di sé gli altrui dissensi. Questi sono legittimi, per carità, ma se altrettanto docili da saper sempre considerare la loro fuggevole concretezza. Il critico riesce facilmente ad attrarre gli odi e le inimicizie altrui, non perché pretende di dire la verità, ma sia perché molto spesso gli altri considerano le posizioni del critico non in linea col suo pensiero espresso (ipocrisia), sia poiché nessuno a questo mondo può pretendere d'essere preso sul serio quando dice il contrario di tutto. Queste due fondamentali cause coprono gli occhi a coloro che, anziché ringraziare il potere nobile della critica figlia della discussione costruttiva, si scagliano contro colui che ha tentato di far vacillare le loro certezze. E se si ha paura di cadere nel vuoto mentre si passeggia su di un filo, si ha altrettanto paura di perdere gli equilibri sulle proprie verità. Ma è proprio questo il principale lavoro svolto dalla critica: anche se è difficile accettarla come può esserlo ingurgitare una amara medicina, è il primo passo verso l'euprassia. 
Tutto questo, è ovvio, mira sempre e comunque al rispetto degli altrui pensieri, sempre che siano in linea con il buon senso e il raziocinio. E' altrettanto ovvio che non è possibile rispettare le posizioni di colui che calpesta i diritti altrui.
Ben vengano i critici, ben vengano i rompicoglioni, a favore della discussione e della salutare nascita del definitivo e ultimo bene comune. Ché se siamo in tanti a pensare ci sbrighiamo prima...


8 commenti:

Sara ha detto...

Tutto vero ciò che dici.. ma la critica e il giudizio, per quanto differenti, in un determinano contesto possono essere confusi.

Io stessa ho imparato a non emettere ne uno ne l'altro, sopratutto nello scritto, perché l'interpretazione più essere difficile.
Se guardi uno dei miei post c'è chi ha capito il mio punto di vista e chi no... se guardi bene le parole era quelle, è la chiave di interpretazione che cambia.

Bisogna anche tener conti di chi si ha difronte prima di emettere sentenza.. c'è chi è sensibile alla critica e al giudizio e chi lo è meno.

Come già scritto, mettere la parola "irreale o astratto" vicino ad un credo... può avere una chiava di lettura facilmente fuorviante.. è per quello che bisogna stare attenti alle parole... chi c'è dall'altra può facilmente fraintendere.

Anche le mie risposte possono essere fraintese, quello che io sto dicendo in modo pacato, l'altro può intenderlo come un attacco.
Io nel tuo scritto sento rabbia, frustrazione e risentimento, ma qualcun'altro può vederci altro... giudizio o critica anche qua può essere MOLTO facilmente assoggettata.

"Ben vengano i critici, ben vengano i rompicoglioni, a favore della discussione" purché ci sia il rispetto reciproco... Anche questo limite è invisibile e ci va un attimo a superarlo..
Come ci si mette le prospettive cambiano e a volte basta mettersi nei panni altrui e si capisce dove ci si è spini e anche quando quel limite si è superato.

Pierpaolo ha detto...

Ciao Sara! Bentornata a Sturamente! Dopo una così lunga assenza è curioso ritrovarti proprio in questo post. Ovviamente non può che essere una felice sorpresa.
"Elogio della critica" è assolutamente disinteressato allo scambio di commenti che abbiamo avuto nel tuo blog. Non c'è rabbia, non c'è frustrazione (per cosa poi?) e non c'è risentimento. Continui a fraintendermi. Nonostante tutto la tua opinione ha senz'altro completato i miei punti di vista. Stai avanzando una critica, puntualizzando ciò che manca. Mi fa piacere che tu l'abbia fatto, ma avrei preferito non coinvolgere discussioni differenti che con il post non c'entrano assolutamente nulla :)
A risentirci spero. Un abbraccio :)

Sara ha detto...

Semplicemente ho letto sul mio blogroll un elogio alla critica e mi son sentita presa in causa. Coda di paglia.. forse, e leggendo ne ho avuta la conferma... parlavi proprio di quello che pensavo.

Sono assente in molti blog... non è solo il tuo ad essere trascurato, anzi i tuoi interventi li leggo ma il più delle volte non so che dire e così preferisco tacere.

No, nessuna critica, solo una richiesta; quella di poter esprimere sul mio blog il mio credo senza che qualcuno mi faccia sentire un idiota. Lo so che il problema è solo mio, ma in questo periodo mi piacerebbe solo che si esprimesse un opinione e non un a sentenza.

Come vedi, tu dici che non c'è ne rabbia ne rancore.. eppure io rileggendolo è quello che sento... come vedi è sempre tutto relativo.
Tu scrivi in un certo modo e io ne capisco un altro...

Ci si rivede di certo!
Un abbraccio a te!

Pierpaolo ha detto...

Spero di non deluderti, ma non mi sei nemmeno passata per la testa mentre scrivevo il post...

Andrea ha detto...

caro Pierpaolo non sai che repulsione provo di fronte alle ipocrite parole "non giudicare"...ma che cazzo! Da che mondo e mondo ogni essere umano deve necessariamente dare un giudizio per classificare, semplificare, comprendere e selezionare! criticare non è sbagliato, è naturale, sano e costruttivo, sia che sia fatto verso se stessi sia verso gli altri. Il giudizio serve a me per capire come approcciarmi e come comportarmi nei confronti di ciò che giudico, e tutti dobbiamo essere liberi di esprimerlo senza che ci vengano rotti i coglioni. E se a qualcuno da fastidio forse è perchè ci sopravvaluta quando lo facciamo ;) insomma non c'avrai capito un cazzo, ma sono d'accordo con te!

Pierpaolo ha detto...

Diciamo che ci sono giudizi e giudizi... Nell'80% dei casi sono sensazioni a pelle che risultano essere infondate... Occorre valutare bene :)
A presto Andrè!

Nicole ha detto...

Condivido in pieno. Oggi mi sono incazzata su proprio per un motivo del genere.
Sai laa gente preferisce le sviolinate. Pur amando il suono del violino,odio le sviolinate.

Pierpaolo ha detto...

Ogni tanto tocca a tutti ascoltarlo, quel violino. A volte siamo inconsapevolmente noi stessi a suonarlo... :)
Saluti Zia, scusa il ritardo :)

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