mercoledì 9 novembre 2011

Dal Vangelo secondo Sturamente (Strmt 1,1-50)

La notte precedente stette ad osservare la luna, pregando il Santo Padre che le cose non andassero come le Sacre Scritture avevano stabilito. Alcuni dei suoi discepoli, preoccupati per il suo fragile animo, andarono a cercarlo e lo trovarono chinato nell'orto del Getsemarcore mentre recitava le sacre litanie. Gli si avvicinò Angelino e afferratogli il braccio lo tirò su. Silviù, visibilmente provato, guardò dritto negli occhi il frutto dei suoi insegnamenti. Spostato lo sguardo sul resto dei discepoli che erano accorsi sul luogo insieme ad Angelino, pronunciò le seguenti parole:
"In verità vi dico, figli miei, che qualcuno, domani pomeriggio, prima che Finonzio parlerà tre volte, mi tradirà."
I discepoli, scossi da quanto detto dal loro maestro, giurarono ancora una volta fedeltà. Primo fra loro, Scilipoti avanzò tenendo per mano una gnocca che aveva portato in dono, ben conoscendo i vizi del proprio Maestro. Guardandolo gli disse:
"Maestro, accetta come segno della mia lealtà questa maiala, affinché tu possa trascorrere la notte fra i masturbamenti abbandonando i turbamenti che ti affliggono."
Silviù gli rispose: "Santo Scilipoti, hai dimostrato di essere degno del posto che ricopri. Osserva la volta celeste, perché anche tuo sarà il regno dei cieli."
Detto questo si ritirarono, lasciando la gnocca nel Getsemarcore insieme a Silviù.

La mattina seguente, cacciata di casa la gnocca per 30 denari, Silviù si diresse a Montecitorio, vestito di soli stracci, umile servitore del Santo Padre. Prima delle votazioni, una carrozza blu lo portò in un ristorantino lì vicino per poter consumare quello che, secondo i sondaggi del lunedì, sarebbe stato il suo ultimo pranzo da Maestro. Dopo aver preso posto lo raggiunsero i discepoli, sedendosi alla sua destra e alla sua sinistra. Scossi e preoccupati dal destino che gli era stato riservato, coloro che sedevano a sinistra sentivano un certo formicolio al sedere.

Mentre stavano mangiando, Silviù prese il pane, fece la preghiera di benedizione, poi spezzò il pane, lo diede ai discepoli e disse: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo."
Poi prese la coppa del vino, fece la preghiera di ringraziamento, la diede ai discepoli e disse: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, offerto per tutti gli uomini, per il perdono dei peccati. Con questo sangue, il Santo Padre conferma la sua alleanza. Vi assicuro che d'ora in poi non berrò più vino fino al giorno in cui berrò con voi il vino nuovo nel regno di mio Padre."
Cantarono i salmi della festa, poi andarono verso Montecitorio.

Si aprì la votazione. Così parlò Finonzio Pilato:
"Presenti 309, votanti 308, astenuti 1, maggioranza 155, favorevoli 308, contrari nessuno, la camera approva..."
E quanto stabilito dalle Sacre Scritture si compì. Silviù non aveva più la maggioranza.
Dal versante opposto si levarono le urla dei nemici:
"Crocifiggilo, crocifiggilo!"
Finonzio Pilato allora disse:
"Prendetelo e mettetelo voi in croce. Per me, non ha fatto nulla di male."
Ma quelli gridarono:
"A morte! A morte! Crocifiggilo!"

Silviù, ormai inerme di fronte alla schiacciante evidenza dei numeri, volse lo sguardo ai traditori i quali lo sbeffeggiarono soffiandogli tanti bacini in segno di saluto. 
Così alzò gli occhi al cielo e in questo modo parlò: 
"Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno." 

I soldati intanto si divisero le vesti di Silviù, tirandole a sorte...

(click per ingrandire)
(Ultimo Pranzo - Leonardo da Vinci)

2 commenti:

il mio orto sul balcone ha detto...

ahhahahaha troppo forte, come sempre!!!!

Pierpaolo ha detto...

Bentornata Ceppina! Ti ringrazio... A presto :)

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